IL MISTERO FA SENTIRE VIVO L'UOMO CURIOSO

Pseudoscienza e archeologia tra bufale e arcani irrisolti

di Anita Curci

“Le spiegazioni scientifiche sanno essere talvolta terribilmente noiose. Gli scienziati si rivolgono al lettore ordinario spesso in modo incomprensibile”. Correva l’anno 1987 e a sostenerlo era l’egittologo e saggista britannico Brian Murray Fagan. “Le soluzioni semplici ed enfatiche a situazioni ignote e inspiegabili offerte dalla pseudo-archeologia”, scriveva “appaiono perciò più attraenti”. E aveva ragione. A essere attratto, oggi come allora, è l’immaginario collettivo fertile, lì a foraggiare variabili fantastiche sui grandi misteri di sempre, spiegati con raziocinio da più attenti, cauti e caustici, specialisti. Che esalti credere a descrizioni fantasiose sulle origini dell’umanità, per intenderci, o sulla storia di reperti delle civiltà del passato o sui miti degli antichi eletti depositari assoluti di verità supreme , mette in groppa al cavallo dell’eccitazione di un entusiasmo che la scienza talvolta non sa far galoppare. E allora giù a elaborare risposte affascinanti su quesiti insoluti. Ecco, quindi, la creatività nell’enorme produzione di libri, fumetti, film, documentari e serie TV sul genere, che distraggono dal tran tran quotidiano fin troppo razionale, ancorato a concretezze crude e moleste.

In questo dedalo indisciplinato di fatti e misfatti si sono fatti strada i pensieri di quelli che qualcuno definisce “complottisti”, quelli convinti che i tecnici della scienza nascondano quanto non si possa e si debba divulgare alla massa, e cioè che la terra è piatta, ad esempio, (chi assicura che le immagini che ci propinano siano davvero quelle provenienti dai satelliti?!), o che dietro l’altra faccia della Luna ci osservino flotte di Ufo, e roba del genere. Oppure che antichissimi extraterrestri siano gli artefici della comparsa dell’uomo sul nostro pianeta attraverso interventi genetici sulle scimmie primordiali. Fantasie da romanzo, per qualcuno. Sacrosanta verità, per altri, se si interpretano con perizia le antiche scritture. Questa è fanta o pseudo-archeologia e fanta o pseudo-scienza. E, dette così, sembrano brutte parole. I dati, intanto, ci dicono che volumi sul filone se ne vendono a tonnellate, e se ne sono vendute in passato. Visionari eccelsi, come Peter Kolosimo e Charles Berlitz, sono stati tradotti in ogni parte del pianeta nonostante i loro libri “straordinari” non siano mai stati accreditati dal mondo accademico scientifico e siano stati relegati alla categoria dell’archeologia misteriosa, della pseudo-scienza, passando per l’esobiologia che, per chi non lo sapesse, è maccheronicamente la biologia che considera l’esistenza degli extraterrestri.

Per non parlare, poi, della crescente produzione di servizi a sfondo documentaristico in cui “rivelazioni eclatanti”, certe volte più spettacolari che attendibili, mettono in crisi le certezze acquisite negli ultimi duemila anni e accendono i riflettori su nuovi, probabili scenari sul chi siamo e da dove veniamo; più complesso rispondere alla domanda: dove stiamo andando? E, allora, pseudo-scienza e pseudo-archeologia non sembrano più brutte parole o sproloqui, ma evasioni. O speranze. Speranze che, al di là di tutta questa materia, vi sia anche qualcosa di magico e di spirituale. Soprattutto quando si ha a che fare con misteri che nessuno ancora ha saputo spiegare, perché ci piace l’inspiegabile, quello che sotto sotto può celare un universo fatto di magia, un universo che i razionalisti non sanno definire, vivisezionare, risolvere. E, allora, via con l’immaginazione. Perché nessuno dice che non si possa divagare sulle ipotesi più strampalate; proprio quelle che hanno ispirato i primi scopritori di reperti archeologici, facendogli percorrere le strade più improbabili, che poi si sono rivelate fruttuose. Perché l’uomo folle ha un istinto superiore agli altri, cerca risposte in territori impossibili spinto dalla brama di “scoprire”, di portare alla luce quello che giace nell’oscurità.  

L’archeologia è una disciplina giudicata giovane perché esercitata in maniera cosciente soltanto nell’Ottocento con la pratica della conservazione e del concetto di tutela, in verità lo studio di civiltà e di culture del passato è stato il tarlo fisso dell’uomo di tutti i tempi. Il desiderio di fare chiarezza, anche con mirabolanti percorsi non propriamente ragionevoli, sul mistero delle proprie radici o, diciamolo pure, su “cose” che non si sa chiarire razionalmente, ha fatto e fa sentire vivo l’uomo curioso. E la curiosità è propria degli esseri intelligenti.

E perciò non tutte le tesi “attraenti” o apparentemente scriteriate degli spiriti empirici si dovrebbero considerare interamente screditabili, rimanendo nel dubbio e fino a prova contraria – possibilistiche. Restano, infatti, tuttora inspiegati dalla Medicina e dalla scienza fenomeni, processi naturali definiti “paranormali”, leggende come quella di Atlantide, per citarne una, ritrovamenti stile Stonehenge, malattie misteriose (vedi l’encefalite letargica di cui si ammalò Paul Amadeus Dienach) e persino testimonianze storiche giunte a noi attraverso ritrovamenti, scavi o fortuite scoperte. E hanno il diritto di essere spiegate in ogni singolo modo che l’uomo intelligente e curioso sente di farlo. Sempre fino a prova contraria, come accaduto per il singolare caso dell’astronauta visibile sul portale nord della Catedral Nueva di Salamanca in Spagna, costruita dal 1500 al 1700. La presenza di questa scultura, con scafandro, tubi, suole a carrarmato, scatenò fantasie su esseri supertecnologici dell’antichità. Fu poi spiegata dagli scultori che, nel restauro degli anni Novanta, ‘aggiunsero’ elementi simbolici del nostro secolo.

C’è chi ride di fronte a quanti sostengono che le piramidi o altre mastodontiche strutture ereditate dagli antichi egizi siano state costruite con tecnologia aliena alla terra. In effetti, ancora adesso le modalità di costruzione restano un rompicapo, e probabilmente nemmeno con i mezzi di oggi riusciremmo a costruirne di simili. Ammantato di mistero, assieme a un milione di altri enigmi, rimangono i disegni del mitico libro di Dzyan su cui Madame Blavatskij elaborò una complessa teoria sull’origine dell’universo. Ipotesi su ipotesi irragionevoli che un giorno forse troveranno risposte. E forse no. Ma nel dubbio, niente si può ritenere impossibile.

Colin e Damon Wilson nell’introduzione al loro Grande libro dei misteri irrisolti ci dicono quanto a volte risulti “incauto e pericoloso” tracciare, o tentare di farlo, una linea di demarcazione tra quella che può essere considerata una ipotesi stravagante e una spiegazione ortodossa. Citano il caso dello scienziato e scrittore francese Jacques Bergier che nel 1957 in una trasmissione televisiva francese spiegò, generando scalpore, quello che secondo lui era accaduto 65 milioni di anni fa, quando scomparvero i dinosauri. Questo sì, che è uno dei più grandi misteri della Preistoria! Secondo Bergier la catastrofe fu causata dall’esplosione di una supernova innescata da esseri superiori che volevano eliminare dalla faccia del pianeta i mammiferi, una specie destinata a diventare intelligente. “Se già la prima parte della teoria venne bollata dagli scienziati come il delirio di un visionario”, scrivono gli autori, “possiamo immaginare cosa si disse in merito alla seconda”. Sta di fatto che oggi la tesi più accreditata, dopo attenti studi, risieda nell’estinzione provocata da una violentissima collisione con un asteroide. Negli anni Novanta venne scoperta in Messico una gigantesca struttura circolare sotterranea, nota come cratere di Chicxulub, che non lascerebbe dubbi: un meteorite avrebbe colpito la Terra a una velocità di 30 km/s, provocando un urto pari a quello generato da circa 5 miliardi di bombe atomiche del tipo di Hiroshima. Allora, il visionario non era del tutto pazzo.

A questo proposito mi viene in mente la pluriscreditata docu-serie L’antica apocalisse realizzata dal giornalista Graham Hancock, recentemente andata in onda su Netflix. Secondo Hancock alcune civiltà antiche furono supportate da un mitico e avanzatissimo popolo estinto dopo un disastro naturale… Gli scienziati non approvano, ma neppure loro si ritrovano la risposta in tasca.

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