“La misteriosa clinica di Medicina orientale” di Bae Myeongeun, Edizioni Salani. Thriller con una trama avvincente che sa coniugare profondità e leggerezza
Di Fabio Gaudiosi
Attraverso
un dialogo serrato tra mondo dei vivi e dei morti, Bae Myeongeun firma il suo
primo romanzo tradotto in italiano e edito da Salani (18 euro), La
misteriosa clinica di Medicina orientale. Il libro si dota di una trama
avvincente che sa coniugare profondità e leggerezza, proponendo una storia che colpisce
il lettore fin dalla prima pagina. Si tratta di un thriller diverso dal solito,
in cui l’elemento della suspence non appesantisce i protagonisti, la cui
caratterizzazione è costruita attraverso dialoghi e vicende spesso persino
divertenti: la successione degli eventi sembra intrecciarsi con due finalità
narrative, volte a contaminare la storia con spunti di riflessione spesso
neanche troppo nascosti. È complesso infatti ricondurre il romanzo a un
determinato genere, essendovi una costante combinazione di elementi di
leggerezza e riflessione, che sanno restituire al romanzo una prosa fresca e
coinvolgente.
Il
libro narra della storia di Seungbeom, un giovane ambizioso che, a seguito di
una grave frizione con i colleghi di una clinica di medicina orientale di
Seul, decide di trasferirsi nel piccolo villaggio di Uhwa, per aprire una
propria attività e tornare nella capitale da vincitore. Nei suoi progetti,
infatti, la propria esperienza e preparazione gli avrebbero procurato un pieno
e immediato successo in quel piccolo centro abitato. Eppure, non appena
arrivato, le cose si fanno più complesse di quanto immaginato. Una lite
furibonda con la nota erborista Sujeong gli procura fin da subito gli sguardi
sospetti dei cittadini, che decidono di evitarne le cure. In questo modo, la
clinica finisce per patire una grave crisi finanziaria a causa della penuria di
clienti che decidono di affidarsi a Seungbeom. La situazione sembra aggravarsi
quando il protagonista comincia a vedere quelle presenze spaventose di cui si
era liberato da ragazzo dopo il divorzio dei suoi genitori: infatti, attorno a
sé, riesce a distinguere spaventose figure di fantasmi. Colto dalla paura e da
una repulsione iniziale, Seungbeom si accorge ben presto che in realtà gli
spiriti hanno un ruolo determinante nello svolgersi della vita quotidiana della
città. Costretto così a scenderci a patti, il protagonista finisce per
affrontare anche il suo destino, dovendo superare il peso di un passato che lo
perseguitava da sempre.
Attraverso
le pagine del libro La misteriosa clinica di Medicina orientale, ci si
interfaccia con la figura dei fantasmi, la cui presenza tende a spiazzare
inizialmente tanto il lettore quanto lo stesso protagonista. Eppure, ben presto
e quasi inavvertitamente, entrambi finiscono per familiarizzare con queste
presenze, che acquisiscono un ruolo sempre più definito all’interno del
romanzo. Appare ben presto chiaro che gli spiriti non rispondono alla necessità
di spaventare o di costruire un’ambientazione terrificante, ma propongono una
profonda riflessione filosofica, rappresentando il segno di un passato lontano
ma non svanito, che continua a tormentare l’individuo. Essi diventano dei veri
e propri simboli della nostra memoria, testimoniando l’attualità delle nostre
sofferenze represse. Infestando la mente delle fratture della nostra anima,
essi costringono a guardarci allo specchio, scoprendo l’immagine sbiadita di
noi stessi che il rimpianto ci riduce a diventare. In tal modo, all’interno del
romanzo non vi è un contrasto tra vita e morte, ma la consapevolezza della
profonda continuità che caratterizza passato e presente. I fantasmi sembrano
stare lì a dire che ogni istante della nostra vita è scandito dal passaggio da
un prima a un dopo, durante il quale ciascun pezzo di noi stessi muore e si
rigenera, consentendo ai nostri corpi e ai nostri giorni di evolversi. Questo
processo acquisisce una linearità che però viene spezzata nel momento in cui
l’individuo tende a rinnegarlo, conferendo alla realtà sfumature sempre più
buie: in tal senso, il cammino verso la libertà è scandito dalla nostra
capacità di fare pace con le nostre vite passate. Il percorso affrontato da
Seungbeom è volto alla rinascita della propria consapevolezza, che assume le
note decise della catarsi. Il protagonista affronta la propria guarigione
approfondendo il tema della ferita, che non va solo tamponata, ma deve essere
curata. Non può prescindersi in tal senso dall’incontro con sé stessi e dal
riconoscimento dei propri dolori, come Seungbeom apprende presto nel corso del
romanzo. Poiché la vita è la somma dei singoli tasselli che il passato ci
chiede di ricordare e da cui non ci sarà concesso di fuggire.
La
misteriosa clinica di Medicina orientale è quindi un libro
che sa parlare al cuore dei lettori, invitandoli attraverso una storia delicata
e avvincente ad affrontare il proprio passato, con tutti i suoi rimpianti e i
suoi dolori gravanti sulle spalle. Perché, come recitava un grande del nostro
tempo “I fantasmi non esistono, li abbiamo creati noi, siamo noi i fantasmi…”.
E allora lasciate che questo libro possa riconnettervi ai vostri fantasmi,
riappropriandovi della vostra vita.
®
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