Il codice Voynich: nuove domande per nuove scoperte
Il manoscritto Voynich,
datato nella prima metà del 1400, è connotato come il codice più strano e misterioso,
l’enigma irrisolto, il manoscritto indecifrabile, il libro illeggibile.
Da
pochissimi giorni, a far luce sul suddetto codice è stata una ricercatrice
italiana, si tratta di Eleonora Matarrese, non solo filologa ma anche esperta
di botanica. Il connubio tra le due discipline si è rivelato sorprendentemente
vincente. La ricerca si è sviluppata in seguito ad un lavoro di comparazione
con un codice germanico quattrocentesco, un erbario, probabilmente tra i primi
nella storia. La ricercatrice é stata in grado di riconoscere la lingua del
manoscritto, riconducendolo ad un dialetto di area tedesca, precisamente di
area carnica. L’enigma, che ancora oggi scuote gli animi degli appassionati al
mistero che si cela dietro questo libro, sembrerebbe essere arrivato se non a
un punto definitivo, ad una svolta epocale.
Quanto ancora sfugge di Voynich?
Facendo un passo indietro, ma quindi chi é Voynich? Il codice prende il nome da
un mercante di libri del primo Novecento, il quale, all’interno del codice,
trovò una lettera da parte del medico di Rodolfo II di Boemia per un tale
Kircher, suo amico. La richiesta era quella di decifrare il manoscritto.
Tra le
storiche perplessità del codice: le riflessioni sulla possibilità di una
redazione a più mani, la mancanza di correzioni, l’eventualità di una truffa ai
danni di Rodolfo II.
Si è parlato dunque di estorsione, di esoterismo, ma la
verità dov’è?
La recente scoperta ha sicuramente scosso gli animi di chiunque
si sia posto anche solo alcune domande in questi anni o di chi aveva deposto le
speranze di far luce. Ma se si tratta solo di botanica e la lingua esiste, è
ancora oscuro il perché di quella lettera.
È tutto più semplice di quanto da un
centinaio di anni si sta ipotizzando? Un mistero antico che non riesce a
trovare una risoluzione definitiva, anche se questa novità apre nuove prospettive di
ricerca, numerosi interrogativi e soprattutto nuove consapevolezze.
Articolo a cura di Claudia Siano
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