Di Gaia Cimbalo
La morte affascina
e spaventa l’uomo sin dalla notte dei tempi, e da questo primordiale timore
nascono religioni, storie e leggende eziologiche, più o meno fantasiose, per
spiegare fenomeni altrimenti inspiegabili.
È dalla paura
della morte, e più specificamente dell’oblio, che prendono vita le leggende su
creature che riescono a sopravvivervi, alimentando la ricerca dell’immortalità,
della giovinezza e della forza eterna. Tuttavia, queste entità risultano sempre
una pallida imitazione dell’originale, quasi a voler suggerire che sia meglio
accettare l’oblio piuttosto che perdere parti di sé inseguendo qualcosa che non
ci appartiene.
In Gran Bretagna,
patria per eccellenza del romanzo gotico, con i suoi paesaggi inquietanti e la
fitta nebbia che avvolge e rende cupo il paesaggio, è possibile trovare tombe
uniche nel loro genere: le tombe ingabbiate.
Questa usanza
affonda le sue radici nell’epoca vittoriana, quando le tombe dei propri cari
venivano dotate di una gabbia posta sopra, in alcuni casi removibile e
riutilizzabile. Ma quale era lo scopo di tale pratica?
L’epoca e
l’ambientazione potrebbero far pensare a motivazioni fantasiose e
folkloristiche, ma no, la spiegazione non riguarda vampiri o zombie, anche se
probabilmente la presenza di queste tombe ha influenzato e arricchito le
leggende su queste creature misteriose.Sebbene la ragione non riguardi nessuna
creatura sfuggita alla morte, la vera motivazione è altrettanto inquietante, se
non di più: l’uomo risulta sempre la creatura più spaventosa.
Questi dispositivi
di metallo venivano posti sopra la bara non per proteggere i viventi dai morti,
come si potrebbe pensare a un primo sguardo, bensì per proteggere i morti dai
viventi. Lo stesso nome lo suggerisce: mortsafe, ovvero "protezione
per i morti".
Infatti, nell’800,
gli studenti di Medicina avevano bisogno di cadaveri per far progredire i loro
studi di anatomia, ma i corpi forniti dallo Stato, perlopiù di condannati a
morte, secondo quanto stabilito dal Murder Act del 1752, non soddisfacevano la
grande richiesta, alimentata dall’aumento delle Università. Così, data la
grande richiesta rimasta insoddisfatta, alcuni studenti decisero di provvedere
da sé, trafugando i cadaveri dalle tombe.
Quando questa
macabra pratica venne svelata e giunse alle orecchie del popolo, in gran parte
cristiano, si cercò un rimedio, ed è così che nacque il mortsafe: una
struttura di ferro che copriva completamente la tomba e impediva lo scavo anche
ai lati. Per i credenti dell’epoca, infatti, era fondamentale che il corpo
mantenesse la propria integrità, poiché, secondo la loro fede, la resurrezione
era compromessa in caso di un cadavere incompleto.
Il costo dei mortsafe
era però decisamente proibitivo, e per questo non rimanevano sulla tomba per
sempre. Una volta che il cadavere superava una certa soglia temporale ed
entrava in decomposizione, la gabbia veniva rimossa perché il rischio di
trafugamento era ormai sventato. A quel punto, le gabbie venivano riutilizzate
per lo stesso scopo oppure trasformate in panchine o altri oggetti, la cui
storia rimaneva comunque ben visibile.
La domanda di
cadaveri da parte degli studenti di Anatomia divenne così pressante che
nacquero persino due veri e propri serial killer specializzati in questo: Burke
e Hare, che divennero famosi non solo per il loro body snatching, ma anche, e
soprattutto, per gli omicidi commessi per vendere i cadaveri alle scuole di Medicina.
Oggi è possibile
osservare poche testimonianze di questa pratica perché, dopo il 1832, anno
dell’Anatomy Act, essa perse di rilevanza.
L’Anatomy Act
provvedeva alle esigenze di medici, chirurghi e studenti dando loro accesso
legale ai cadaveri non reclamati dopo la morte, in particolare quelli di
persone decedute in ospedali, prigioni o ricoveri per mendicanti. Inoltre, una
persona poteva donare il cadavere di un parente stretto in cambio della sepoltura
a spese della scuola di Anatomia.
In questo modo,
furono scongiurate le pratiche dei resurrezionisti e si favorì l’avanzamento
tecnico-scientifico della Medicina, evitando che tali scoperte, spesso
salvavita, fossero ossimoricamente macchiate di sangue.
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