Di Claudia Siano
Come poter rivedere o approfondire
la storia della regina del giallo se non con il regalo che Laura Serra ci ha
fatto traducendo l’opera di Lucy Worsley, autrice di Agatha Christie: A very
elusive woman, romanzo di oltre cinquecento pagine colme di colpi di scena,
di suspense, costruite attraverso uno schema di grande maestria che permette di
circoscrivere le varie storie della vita di Agatha Christie attraverso i
numerosi capitoli, ognuno rappresentativo di un’immagine specifica legata a
momenti importanti come, ad esempio, il capitolo venti, che racconta del
periodo in cui Agatha si trovò all’Hydropathic Hotel. Ad oggi presente in
traduzione ad opera di Serra, con il titolo di La vita segreta di
Agatha Christie, edito da Salani Editore nel 2024. Quella di Agatha è la
storia di una donna, ma non di una donna qualsiasi. È la storia di una donna
potente per la forza delle sue idee, a volte strumentalizzata, a volte
distorta, a volte triste, a volte entusiasmante, è la storia di Agatha
finalmente dalla parte di Agatha. La regina del giallo che ha vissuto la
propria vita come un giallo, a tratti un horror, a tratti un film di
fantascienza. Le crepe, i dubbi, le incongruenze, amore e morte, i momenti bui
sono stati una costante nella sua vita, un matrimonio fallito, una donna
irrimediabilmente sola. La visione di Worsley è il racconto di una esistenza
rivoluzionaria di quella stessa donna, vittima di dell’ingiustizia “di essere
stata messa alla gogna per la sua malattia” essendo stata accusata di aver ceduto
all’espediente della finzione in uno dei periodi più difficili per lei. E il
lettore lo scoprirà leggendo queste pagine affascinanti dove di sicuro ritroverà
una nuova biografia della scrittrice, una nuova finestra, una nuova
prospettiva, una nuova possibilità di riflessione. Worsley racconta Agatha
nelle sue fragilità e nelle sue insicurezze, quelle stesse che riguardarono
anche il rapporto col marito che, a un certo punto, cessò di amarla, (in quanto
Archie odiava le cose malate), per innamorarsi di Nancy Neele. Worsley ci
racconta che Agatha non è solo la donna forte passata alla memoria collettiva
come la regina dei gialli oppure la donna che adorava la cucina. Sarebbe,
dunque, banalizzante esprimere soltanto questo aspetto di quella vita complessa
in cui ha provato rabbia e stupore, odore di vita e odore di morte in un
pendolo costante, mostrando la forza di uragano ma anche enorme debolezza,
quella che l’ha portata a scappare fisicamente o a rifugiarsi negli artifici
della penna. In questo libro emerge anche un’altra Agatha, quella che sente un’inadeguatezza
nei confronti della maternità. “Agatha non era preparata alle nausee
mattutine”, da qui diviene veicolo di un messaggio importante: la possibilità
anche di poter non essere adatte ad essere madri e non per questo essere o
sentirsi meno donne. Ci racconta, inoltre, un modo della Christie di dar tregua
a quelle sofferenze che la percuotevano, quella di creare dei personaggi che
potevano fare quello che lei volesse, permettendole di fuggire a quella realtà
macabra fatta di apparenze e mostri, quei risentimenti caratteriali che
necessariamente dovevano essere attribuiti alle “donne di successo”, eppure
Agatha temeva costantemente che scrivere non fosse un vero lavoro, racconta
Worsley. La Christie, come riporta l’autrice “mette in scena dall’inizio la
vita delle donne”, probabilmente perché ha sempre sentito sia il peso quanto la
grandezza di essere donna.
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