Da rigido burocrate a peccatore: la parabola discendente di “Anatomia di un magistrato” di Agostino Rocco. Giuseppe de Nicola Editore

 


Di Gaia Cimbalo

Anatomia di un magistrato, facente parte della collana Florilegium Giallo di Giuseppe de Nicola editore è l’ultimo libro di Agostino Rocco, che ripercorre la vita di un funzionario, la sua parabola discendente in una vita di contrasti manichei.

Il protagonista, Angelo Cameli, ha sempre sognato la toga, sin da quando aveva avuto modo di essere testimone dell’esempio negativo del padre: un uomo donnaiolo e corrotto, che lo spinge sin da bambino a voler prendere le distanze da lui e dalla sua famiglia, per ridefinire in maniera netta i confini della sua etica morale. Per questa ragione Cameli cresce con un carattere rigido e inflessibile, mal disposto al compromesso e all’incontro in tutti gli ambiti della sua vita, sia quello professionale, che quello sentimentale e amoroso.

All’inizio della sua carriera, situato in Bassa Padana per lui è più semplice mantenere intatta la sua integrità, un luogo tranquillo dove le infrazioni sono misurate al numero dei suoi abitanti, così come la loro gravità. Anche la storia d’amore intessuta in questo momento della sua vita con la dolce insegnate Ester è serena e priva di grandi conflitti.

Le cose cambiano quando Cameli ritorna nella sua Napoli e la città che era stata la culla della sua infanzia gli rivela presto il suo lato oscuro: corruzione, criminalità organizzata, minacce… Per Cameli mantenere la sua integrità risulta essere sempre più difficile. La vecchia fiamma che incontra, la sua compagna di scuola Anna, rispecchia perfettamente questo stadio della sua vita: una storia passionale, tormentata e turbolenta, che mette Cameli in crisi, lo costringe a porsi domande mai contemplate prima d’ora e a ridefinire tutti i confini della sua rigidissima etica.

Nel libro, durante la fase napoletana, viene trattato un caso di cronaca realmente accaduto e che ha scosso il capoluogo partenopeo negli anni 70’, in particolare il quartiere del Vomero, da sempre noto come la Napoli bene, colta e raffinata, ma il velo delle apparenze viene squarciato improvvisamente per svelare la verità. Il caso riguarda giovani ragazze napoletane invischiate in giri di prostituzione, nonostante la provenienza da famiglie benestanti, legate da ricatti, minacce e dipendenze. Un episodio che dimostra che il male può celarsi anche dove lo credevamo impensabile, che nessuno è davvero immune al fascino irresistibile del peccato; un altro momento in cui tutto quello in cui ha sempre creduto Cameli viene messo in discussione e coloro che più ammirava e rispettava si rivelano per quello che sono.

Un libro il cui punto focale non è la mera indagine fattuale, seppur presente ed importante all’interno dell’opera, ma un’indagine spirituale nella coscienza del protagonista, traviato da una città che un tempo era madre ed adesso è diventata matrigna, diviso tra quello che è giusto e quello che sente, perso nel crocevia della sua morale.

L’autore si pone queste domande tramite Cameli, il cui nome non è a caso, ma esemplifica antifrasticamente tutto quello che vorrebbe essere e che alla fine non riuscirà ad essere, non angelo e neppure demone, semplicemente umano, incatenato a degli ideali che lo imprigionano invece di guidarlo e renderlo libero.

Cameli, ossessionato dall’equità e dalla giustizia, dalla volontà di voler essere un integerrimo uomo di giustizia, si fa tentare dal male, dal vizio e diventa tutto quello che ha sempre detestato.

Un romanzo di de-formazione, per riflettere su chi si è e su chi si vuole essere.

 

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