Di Claudia Siano
È con il
romanzo Polvere di gesso, edito Homo Scrivens e inserito nella collana
“Gatti neri e vicoli bui”, che Fabrizio Falchi fa il suo splendido esordio nel
mondo della letteratura gialla. E lo fa scegliendo di muoversi in un campo che
ben conosce attraverso il protagonista, Luigi Fucini, un ricercatore nel campo
dell’intelligenza artificiale che lavora al CNR di Pisa e molto amante della
musica. La musica, infatti, rappresenta una parte imprescindibile del suo modo
di essere e mostra il suo lato artistico e più profondo. A comparire sulla
scena sono anche Mario e Giulia, due colleghi e amici, che spesso devono
indirizzare Luigi alla razionalità, che sembra aver perso del tutto da quando è
morta Linda Proietti, una giovane ricercatrice, nonché amica. Ciò che Luigi non
sopporta è la superficialità, l’indifferenza che aleggia intorno a una vicenda
che dovrebbe colpire tutti, far interrogare ogni persona che ha conosciuto
Linda, e invece, sembra lui troppo coinvolto, ossessionato da qualcosa che non
esiste e qualche volta anche reputato pazzo agli occhi degli altri. Eppure,
Luigi non si arrende, vuole capirci di più, il pensiero del suicidio di Linda
lo devasta, non lo trova possibile, non lo trova accettabile. Linda era la più
intelligente, era dotata di un pensiero divergente, l’unica in grado di
scoprire algoritmi impensabili agli altri suoi colleghi, da sempre vittima di
invidia. Si sarà davvero suicidata la brillante Linda? O sarà coinvolto qualcun
altro? Vi posso dire che io ho sbagliato completamente le mie previsioni. Non
ci avevo capito nulla. Falchi inserisce degli indizi: sottili, delicati,
nascosti. Bisogna cercarli nelle parole meno scontate, nelle immagini
istantanee, che solo un allenatissimo lettore di gialli potrebbe riuscire a
cogliere prima della fine del romanzo. La bellezza del romanzo si nasconde
nelle piaghe nascoste, in quello che Loriano Macchiavelli ha chiesto al
Festival del giallo Città di Napoli, quando ha invitato gli scrittori a
scrivere un giallo che accusi, che non si scelga come protagonista il solito
maggiordomo che ormai parla poco all’attualità e ai suoi problemi. Ecco cosa fa questo questo giallo, accusa.
Parla dell’umanità che sta svanendo, del lavoro, che, sempre più, assorbe e
richiede agli esseri umani di diventare automi, sempre pronti a svolgere, senza
emozioni, semplici burattini che eseguono i comandi. L’autore racconta che le
macchine stanno iniziando ad essere in grado di provare persino più istinti
degli esseri umani. Se tutto questo ce lo racconta Fabrizio Falchi, ricercatore
dell’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione del Cnr in un romanzo,
allora, forse, è il caso di interrogarci su cosa possiamo fare per renderci
utili, per essere attenti al prossimo, per dare un senso alla nostra vita, per
sorprenderci ancora quando vediamo qualcosa di bello, per lottare ancora per
quello che reputiamo giusto, per quello in cui crediamo, come fa Luigi, anche
quando nessuno riesce a comprenderlo.
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