Di Claudia Siano
Nel 2024 esce un libro scritto da Antonio Esposito e Raffaele Formisano intitolato Ceneri, edito Edizioni Mea. Siamo nel 2025 e ancora dovevo avere il piacere di leggerlo, mi ci sono tuffata nel pieno di luglio e in una giornata l’ho terminato. Mi chiedo quale sia il segreto di una scrittura che non smette di tenerti incollata e soprattutto come riescano due autori a rendersi voce unica attraverso la scrittura. Non si trapela il distacco tra le penne dei due autori, è una storia compatta, specifica, attenta ed esigente. A questo punto potrei sembrare contraddittoria, ho letto il libro in un giorno e parlo di un testo impegnativo, mi spiego meglio, leggerlo non significa comprenderlo, o almeno non in ogni sua sfumatura. È un libro che richiede assimilazione, collegamenti, attenzione, e che con i suoi sbalzi temporali catapulta il lettore dal 1944 al 1959, fino agli anni ’80 eppure si può leggere in spiaggia grazie allo stile pulito, leggero ed essenziale. Ceneri non parla alle persone, parla alle loro memorie, come fa una scatola piena di oggetti inutili ritrovati dopo molti anni, perché spesso questi ricordi non sono oggetti, ma persone. Il numero di personaggi che compare nelle 144 pagine è impressionante, ed è per questo che bisogna essere veloci e lucidi nella lettura per poter godere appieno della trama. Ecco ha una trama ben delineata e non è scontato in un thriller, ed è per questo che richiede uno sforzo. Al centro della storia c’è un assassino denominato “il killer delle ceneri”, non è facile comprendere il senso del delitto o dei delitti in quanto gli autori giocano sui concetti di possibilità, inganno, strategia e ritorno. La cenere è quella che si ritrova l’ironico commissario Giulio Nardini nei pugnetti delle mani e quella che osserva Eugenio Greco, l’imprenditore che si accorge della scomparsa di suo figlio, della moglie e del loro bimbo durante la sua festa di ottant’anni. Il mistero è proprio questo, chi ha ridotto in ceneri Ettore, Valentina e il loro bimbo Marco? Ha ucciso qualcun altro questa persona? E perché lo avrebbe fatto? Il caso si complica quando emerge la figura di Alma, cui Nardini è molto legato, rappresenta per lui la figlia che non ha mai avuto, eppure la ragazza scompare. Sarà morta? Sarà stata uccisa da chi ha ridotto in cenere una famiglia intera? Tante ceneri e poco grigio, tra i colori del libro sicuramente risuona il rosso acceso, il colore del sangue inaspettato, di quando non puoi fidarti neanche del sangue del tuo sangue, quello che ti stimola a cercare giustizia e risposte, e la vita non sempre le ha. Tuttavia, le ceneri non sono solo queste, sono anche quelle del lager, quelle degli ebrei deportati nei campi di concentramento, quelle lasciate dagli ultimi respiri di chi ha patito la sofferenza più atroce intorno a sé, la disumanità. E a fare da contorno, la figura di Amilcare, il fedele maggiordomo di Greco che avvisa la polizia e fa partire le indagini di Nardini, un personaggio inquietante che in ogni momento vede e sente tutto, osserva e ascolta tutti, parole che tornano più volte alla fine dei capitoli, quasi a richiamare una storia già vissuta, quasi a incarnare la figura dell’indifferenza, di chi è colpevole di non agire, colpevole dei mali della storia che tornano a ripetersi nel presente, insieme alle ferite aperte che non si è stati pronti a rimarginare, le ceneri lasciate sul cuore.
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