La battaglia per tenere vive le edicole. Da Napoli, grazie all’iniziativa di Ciro Sabatino, parte una campagna di difesa e di rilancio

 


Di Claudia Siano e Fabio Gaudiosi

L’associazione Gialli.it ha fatto partire un’iniziativa in collaborazione con Giallo Mondadori e SINAGI per rilanciare e difendere le edicole di Napoli e del territorio nazionale. La chiusura delle edicole è un fenomeno sempre più frequente e sempre più preoccupante, si arriva a contarne un numero di circa sei al giorno. A tal proposito, Ciro Sabatino, presidente dell’associazione e direttore artistico del Festival del Giallo Città di Napoli, ha pensato di sensibilizzare sull’argomento attraverso un’azione volta alla riscoperta della bellezza di “quando la mattina si andava in edicola”, organizzando degli eventi durante le mattine di settembre e ottobre intorno alle edicole della sua città. Nello specifico intorno a sei chioschi, in occasione dell’uscita dell’antologia “Delitti in città” edita Giallo Mondadori, di cui è uno degli autori. Gli eventi presso le edicole di Napoli, programmati la mattina presto, veicolano un messaggio importante, quello di cercare di non perdere un legame con la storia, con quei rituali tanto semplici quanto magici, dove si nascondono le radici della nostra città e della nostra cultura. Per questo motivo abbiamo chiesto a Sabatino di raccontarci qualcosa in più in merito a questa bellissima iniziativa.

L’idea di riunirsi nasce da una necessità, quella di segnalare la sempre più capillare scomparsa delle edicole tra le strade della città. Come invertire questo trend? Come consentire alle edicole di reinventarsi e trovare un nuovo spazio?

«Bisogna fare innanzitutto una distinzione, c’è una grossa differenza tra le librerie e le edicole, le prime sono un luogo dove qualcuno si va a comprare un pezzettino di intimità, uno compra un libro, se lo legge a casa, se lo porta a letto, si vive una dimensione tutta sua con un altro mondo, quello della fantasia. Le edicole sono una cosa completamente diversa, almeno per la mia generazione sono state una cosa profondamente diversa, erano il centro, il motore dell’informazione, erano il veicolo principale della comunicazione giornalistica, della narrazione giornalistica. Noi la mattina andavamo in edicola per leggere quello che era accaduto il giorno prima e l’ansia di conoscere delle cose faceva sì che ci si fermasse davanti all’edicola, a cercare l’articolo, a commentarlo con altre persone. Le edicole avevano un ruolo sociale profondo, erano una specie di agorà della comunicazione. Per quanto riguarda invece i libri ancora di più era una cosa diversa dalla libreria. Il libro comprato in edicola aveva un significato diverso da quello comprato in libreria, quello preso in edicola era una cosa che portavi con te, che tenevi nello zaino, che portavi in treno, in metropolitana, che aprivi quando ti sedevi su una panchina, era qualcosa che t’accompagnava, era un amico che ti raccontava delle cose. Non è un caso che Il Giallo Mondadori, leggendaria collana, vince soprattutto in edicola. Non dimenticate che in edicola faceva di partenza 200.000 copie di prima edizione, cose che oggi sono veramente fantascienza. Dobbiamo fare una battaglia enorme per tenere vive le edicole, ma la devono fare anche gli edicolanti che, come tutti coloro che hanno a che fare con l’editoria, devono farsi venire un’idea».

Napoli è anche le sue edicole situate nei vari luoghi iconici della città, come Via Scarlatti, Piazza San Domenico Maggiore… ci sono già stati degli eventi ma sono in programma degli altri, come sono state scelte le edicole e che storie dovrebbero raccontarci oggi?

«Non abbiamo fatto un particolare lavoro di scelta delle edicole, abbiamo pensato che sarebbe bello arrivare in qualsiasi quartiere, fino ad arrivare alle periferie. È solo un problema di tempo, arriveremo a Scampia, arriveremo a Fuorigrotta, fino a Capodichino. Arriveremo dove ancora ci sono le edicole, ma soprattutto dove ci sono delle persone che vanno in edicola, quindi forse quello è il discrimine, su questo dovremmo un po’ capire».

Attraverso questa iniziativa, in collaborazione con Il Giallo Mondadori, lei sta presentando il libro “Delitti in città”. Cosa lega tutti i racconti e gli autori contenuti all’interno di questa raccolta?

«La cosa più importante che c’è nella letteratura di genere è la sua capacità di raccontare le città. L’abbiamo sempre detto, io almeno lo dico sempre in apertura di qualsiasi chiacchierata sui gialli. Probabilmente i gialli raccontano nel miglior modo possibile le città e l’idea di Franco Forte secondo me è arrivata al momento opportuno, quasi a confermare quella che ormai è un’evidente convinzione di tutti: leggi un giallo, ma soprattutto leggi una città. Dieci città raccontate in un’unica antologia. Ci sono scrittori importanti, molto amati dai lettori del Giallo Mondadori, sono dei libri da edicola. Insomma, una bella squadra con una bella idea».

“Helena” è il tuo racconto ambientato a Napoli, un omaggio a una città emozionale, che racconta storie in ogni suo vicolo. Come si cattura quella magia, quella misteriosa impenetrabilità, trasferendola in un libro? Cosa si prova a rappresentare Napoli in una antologia così importante?

«È stato bellissimo raccontare Napoli per la Mondadori, soprattutto poi farla raccontare neanche tanto a me ma al protagonista Antonio Scattero, detto “Jack”, che è un vecchio anarchico a un passo dalla fossa che ha qualcosa che ci accomuna, e non è molto convinto di amare Napoli. Il protagonista vive un rapporto molto controverso con la città, di amore e di odio. E poi è vecchio, Antonio Scattero, e tutti i vecchi tendono ad avere il bisogno di raccontare. Si tratta di un racconto che se ne va da solo perché accadono delle cose che sono inevitabili. Prendi un vecchio romantico rivoluzionario, digli: “raccontami la città”, lui lo fa, anche se quella città non la ama fino in fondo. Mi sono divertito moltissimo».

Qual è il fil rouge che lega i delitti di carta alle edicole?

«Facilissimo, data 1929, apparizione del Giallo Mondadori in edicola chiaramente e da quel momento in poi non ci si è fermati più. Tra l’altro i libri da edicola, soprattutto i gialli, la letteratura di genere, avevano tutti una caratteristica, che nascevano per certi versi per essere dei libri per collezionisti. Vi faccio un esempio, c’erano i numeri sul dorso, cosa che in libreria non trovi più neanche per le collane che hanno più serialità. In edicola non si scappa, c’è il numero, quindi significa che è anche un luogo che si rivolge a dei super fedelissimi, ai collezionisti. Il legame tra i delitti di carta e le edicole è proprio indiscutibile».

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