Raguzzino colpisce ancora. In “Jack Rubino: il caso Helena Rinaldi è tuo!” il suo detective torna a casa

 

Di Claudia Siano

Sorprende ancora Andrea Raguzzino con il suo noir Jack Rubino: il caso Helena Rinaldi è tuo!, Jack Edizioni. Torna il detective Jack Rubino per le strade di New York, dopo essere stato per qualche tempo “lontano da casa” citando il romanzo precedente dell’autore, in cui l’investigatore si è cimentato nella risoluzione di un caso a Wapiti. Nella città dove non ci si può fidare di nessuno, scompare la quindicenne Helena Rinaldi. Il primo quadro della vittima ad emergere è quello di una ragazza seria e affidabile. Eppure, Helena è piena di insicurezze, colma di quelle paure di non essere all’altezza, tipiche di quell’età in cui non sai ancora chi sei. Helena è un’adolescente come tanti altri e i suoi guai non sono meno gravi di quelli degli adulti che la circondano. Raguzzino permette di aprire una riflessione importante in questo romanzo, fa luce su quanto sia necessario comprendere le età di vita diverse, non sminuire i problemi che non si riescono a percepire come tali. L’autore insegna che bisogna saper ascoltare le preoccupazioni di un figlio, essere in grado di leggere tra le righe di una difficoltà che non viene esplicitata. L’autore ci mostra quanto sia lecito che a quindici anni crolli il mondo addosso a una giovane se non viene ricambiata dal ragazzo che le piace, è lecito che si giustifichi anche quando non dovrebbe farlo, che le è consentito essere ingenua anche se è considerata la ragazza d’oro, che è consentito essere inconsapevoli della propria persona a quell’età. Cosa sarà successo ad Helena? C’entra la Chiesa? C’entra la famiglia? Oppure si è suicidata? Apprendiamo sin da subito che i preti a Jack stanno antipatici sin da piccolo, e fin qui niente di nuovo, sarebbe stato strano il contrario. Stavolta vediamo un Jack diverso, il classico provocatore imprevedibile, lo stesso impertinente di sempre, eppure in questo libro cresce, a furia di sbagli, riesce a guardarsi allo specchio e a vedere i suoi scheletri, pur continuando a compiere gli stessi errori. Si evince un’evoluzione del personaggio inaspettata, Rubino si rende conto di dover fare qualcosa per sé stesso, sente il peso di una vita che non lo appaga più, incombe la preoccupazione di aver fatto scelte sbagliate e di conseguenza cresce la necessità di rimediare. Jack sente di dover recuperare, si sente impotente, si sente inferiore anche alle donne che lo circondano e per questo le insulta, per questo reagisce male, odia tutti e non gli si può parlare. Qualcuno che fa eccezione a questo panorama di comparse indifferenti agli occhi del detective c’è sicuramente. Una certezza costante per Jack è Carla, che, nonostante tutto, gli resta vicino, anche quando sarebbe molto più semplice mollarlo alle sue stravaganze. Non è Carla però a fare la differenza, l’unica persona in grado di far riflettere Jack è Russel, il suo migliore amico. Russel è forse il regalo più prezioso che la vita gli ha donato, l’unico per cui, per Jack Rubino, vale la pena tornare sui propri passi, un compagno vero, che lo conosce fino in fondo e che sarebbe disposto a seguirlo anche dovesse rischiare la vita. L’amicizia che lega Russel e Jack è emblematica, permette di guardare oltre gli sbagli nei rapporti umani, mostra la veridicità e la solidità di un rapporto, e quanto le relazioni umane possano fare la differenza nella vita di un uomo. Per darvi un assaggio della potenza della narrazione di Raguzzino riporto una frase semplice, esplicitata dal suo protagonista, che ho trovato davvero significativa, da collocarsi in seguito alle sue scuse rivolte al suo amico, «mezz’ora dopo, Russell era tornato Russell e io ero tornato Jack».

 

® Riproduzione Riservata


Commenti