Comicon 2024. L’arte di sperimentare


 

Siamo alla Mostra d'Oltremare per il Comicon 2024 e un saluto dagli Irregolari del Festival del Giallo, città di Napoli.

Nella sala Andrea Pazienza, al padiglione 1, gli autori francofoni Martin Panchaud e Marc Antoine Mathieu riflettono insieme sulla sperimentazione formale nel fumetto. I due artisti, “tra i più acclamati per la loro capacità di esplorare in modo originale il fumetto”, sono partiti dalla definizione del termine “arte sperimentale” per poi arrivare al rapporto tra arte e tecnologia.

Innanzitutto, per Mathieu “l’arte in sé è sperimentale”, non esiste un’arte sperimentale convenzionale perché il concetto di sperimentazione è già insito nella natura stessa dell’arte. Infatti, gli artisti, a differenza dei filosofi in cerca di domande o degli scienziati in cerca di una verità, non hanno mai un obiettivo ultimo a cui ambire.

“Ciò che muove la creazione artistica è solo la sperimentazione”.

In particolare, per Panchaud sono le tecniche del fumetto a stimolare la creatività dell’artista, “il bello di usare forme geometriche semplici che lasciano spazio all’immaginazione”.

Che il fumetto stesso offra una grande possibilità di sperimentazione è un’opinione condivisa da entrambi. “Tantissima carta bianca su cui sperimentare” per “raccontare al lettore storie illimitate”.

Ma sarà lo stesso ora che non si è più soli con un foglio e una penna? Ora che la minaccia dell’intelligenza artificiale incombe sul mondo dell’arte?

“Quando si è sperimentatori non si teme l'utilizzo della tecnologia per agevolare il lavoro” risponde Mathieu. Se l’IA diventa un mezzo, i modi per sperimentarsi si moltiplicano.

Panchaud, ad esempio, dichiara di appellarsi al “mondo informatico” per qualche aiutino e definisce la possibilità “di correzione dell'ortografia, di dettatura automatica così come l’utilizzo di Google Earth per vedere posti dall'alto o di Chatgpt per avere più informazioni su determinati luoghi” come “strumenti importanti” nel suo lavoro.

Mathieu invece confessa che, nonostante a volte “senta l'esigenza fisica di sentire il rumore dello scrivere sulla carta, prende ispirazione da modelli 3d per rendere il disegno più realistico e più vicino possibile al lettore”.

Insomma, nella sperimentazione la tecnologia sembra non essere una minaccia. Magari in futuro l’IA chiederà all’essere umano “domande che non si era mai posto”.

In fondo, anche con la nascita dei libri si diffuse la paura che, “imparando a memoria poemi ed epiche, si sarebbe persa l'attività morale”.

 

A cura di Marzia Siano

Foto di Simone Esposito

Appunti in loco di Gaia Bortone e Vittoria Ferrante

 

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