Di Denise Antonietti
Esiste un labirinto nascosto nel cuore della
Svizzera. Inaccessibile per chiunque non ne abbia la chiave, pieno di
meraviglie… e di segreti.
È il Freeport di Ginevra: forse il più grande
deposito di opere d’arte private al mondo.
All’interno del Freeport accadono cose strane.
I quadri passano di mano, oppure spariscono. Talvolta, però, vengono anche
trovati quadri che non dovrebbero esistere.
È il caso di un Picasso, 94x66, olio su tela.
Ma quali segreti si nascondono dietro a questo
quadro? A chi appartiene, e perché è così importante che non venga mai
ritrovato?
C’è un solo uomo in grado di risolvere questo
mistero, ed è Gabriel Allon. Ex spia del Mossad, ex finto eccentrico vissuto
sotto copertura in Cornovaglia, ex-un-sacco-di-altre-cose, Allon è anche il
miglior restauratore di opere d’arte sul pianeta.
Grazie alle sue abilità artistiche e alla
strana accozzaglia di personaggi che ha aggiunto alla rubrica nel corso della
sua carriera (tutte plausibilmente negabili all’occorrenza), Allon comincerà a
sbrogliare una matassa che a ogni capitolo si aggroviglia un po’ di più.
Silva è un maestro nel suo genere, lo sanno
tutti. Le descrizioni dell’Inghilterra rurale, dell’ambiente affettato delle
mostre d’arte, fino alla macchia mediterranea della Corsica sono tutte
ugualmente vivide. Se Gabriel Allon passeggia tra gli arbusti di lavanda si
respira il profumo dei fiori; se restaura una pala d’altare, quello dei
solventi.
Il punto forte del romanzo sono le spiegazioni
dei meccanismi più nascosti del mercato dell’arte: dettagliate e mai noiose,
aprono uno spiraglio su un universo sommerso in cui non occorre essere degli
appassionati per volersi tuffare.
Silva gioca sul fascino proibito di un ambito
di per sé elitario, a cui intreccia un intrigo politico complesso e di grande
attualità che emerge sempre più potente col procedere della narrazione.
La spia del Mossad più amata di sempre questa
volta è chiamata a risolvere un caso di omicidio che lo porta a incontrare una
serie di vecchie conoscenze degli affezionati della serie, tutti pronti a
mettersi in gioco per aggiungere un tassello utile a ricostruire il puzzle.
Da appassionata di narrativa spionistica, ho
sentito un po’ la nostalgia del Gabriel Allon-spia. Mi è mancato il brivido che
mi teneva in punta di poltrona mentre leggevo, che mi faceva perdere la fermata
dell’autobus e della metropolitana perché no, non riuscivo proprio a lasciare
il mio eroe così, appeso a un filo tra un capitolo e l’altro.
Per quanto “Morte in Cornovaglia” sia stata
una lettura godibilissima, il giallo prevale decisamente sull’action e spy.
Ma anche le spie a volte cambiano, anche se
non fino in fondo, e forse va bene così.
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