“Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna – Il libro perduto del film Profondo Rosso” di Amanda Righetti. Nuova edizione a cura di Mario Gazzola e Andrea Carlo Cappi

 




di Cristina Biolcati

Sono trascorsi cinquant’anni da quando il film Profondo rosso di Dario Argento si è insinuato nei nostri incubi notturni, instillando in ciascuno di noi un senso di inquietudine al cospetto di strane nenie infantili, pupazzi che d’improvviso si animano, bambole, spilloni, vecchi ascensori che si mettono in funzione, ville antiche e, perché no, semplici specchi che in realtà nascondono altro.

Paura che corre su un unico filo rosso, come il sangue, proprio perché generata da sequenze in apparenza ingenue che, d’improvviso, virano e cambiano rotta. Conducono altresì lo spettatore ad assistere a eventi di grave efferatezza, dove l’orrore predomina sovrano ed incanta, impedendo all’incredulità di avere il sopravvento. Chi sia l’assassino, in questa storia pazzesca, è noto a tutti. In primis la follia, certo, per allargare lo sguardo, che di per sé fa sempre tanta paura. Ma a voler centrare bene il bersaglio, quel che più turba è che il male sia rappresentato da una figura benevola e “materna”, che invece dovrebbe essere accogliente, quasi un porto sicuro. E nessuno mi toglie dalla testa che il colpo di genio del regista (uno dei tanti!) sia stato proprio quello di sovvertire i ruoli, anticipare i tempi pensando l’indicibile. Ragione per cui consideriamo questo film del 1975 ancora attuale, in grado di stupirci sempre.

A tal proposito, nel marzo 2025 è uscito un libro davvero interessante, a cura di Mario Gazzola e Andrea Carlo Cappi, avente un congegno al suo interno degno del maestro Dario Argento, così come degno del film stesso che abbiamo citato.

Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna è il titolo. L’editore è Il Profondo Rosso Store, una casa editrice le cui collane spaziano dall’horror alla fantascienza, gestita da Luigi Cozzi, scrittore e regista che ha collaborato con lo stesso Argento.

Per chi mastica la materia, si tratta del “libro perduto del film Profondo rosso”, che il protagonista va a consultare in una biblioteca di Roma, scoprendo così l’esistenza di una villa dal passato misterioso. Da qui inizieranno i guai, quelli seri, per il pianista Marcus Daly (David Hemmings), perché l’assassino prende coscienza che lui si stia seriamente avvicinando alla verità.

Ebbene, questo libro era stato scritto da Amanda Righetti, che poi cadrà essa stessa vittima del folle omicida. Ricordate la scena nel bagno della casa di campagna, quella isolata? Col vapore cagionato dall’omicida, la scritta sul muro della vittima, ma soprattutto il primo piano del volto tumefatto dell’attrice? Una parte memorabile, senz’altro dire.

A Gazzola e Cappi è venuto in mente di dare vita proprio a quel libro, immaginando che, dopo la prima edizione del 1956 con un editore perugino, la Righetti avesse svolto ulteriori ricerche e approfondimenti. E poco prima di morire, nel 1975, stesse per dare alle stampe una nuova edizione. Con tanto di lettere, scritte di suo pugno, dove ne annunciava l’intento. Mettendo così in allarme l’assassino.

A cinquant’anni di distanza, è come se l’impresa sia diventata realtà.

La reazione del lettore è la vertigine, ve lo assicuro. Un po’ come alla prima visione del film, intendo la nostra prima volta. Per questo ritengo sia un’idea potente! Per un attimo si perde la rotta e si crede a ciò che ci dicono i curatori. Per finire col mettere in discussione tutto quello che si sapeva su Profondo rosso, un thriller dai risvolti horror frutto della fantasia di un grande regista, dove però non vi erano riferimenti a maledizioni o profezie, riguardo a una lugubre catena di morti violente. Era tutta finzione, vero?

Fortunatamente, la strana sensazione com’era venuta se ne va. E si tira un sospiro di sollievo.

Amanda Righetti è nient’altro che il personaggio interpretato da Giuliana Calandra, la raccolta di racconti è un cosiddetto pseudobiblion, ovvero un libro inesistente citato in un’altra opera, in questo caso il nostro film, come se fosse vero. Andrea Carlo Cappi e Mario Gazzola sono avvezzi a pubblicazioni geniali, dove vari racconti si intrecciano tra loro. Cappi, in particolare, si è dedicato spesso alla narrativa tie-in, legata cioè a storie e personaggi nati per altri media.

In Profondo rosso, nella scena della biblioteca, si vede la copertina attribuita alla Righetti, con l’incipit del racconto La villa del bambino urlante e i titoli di dieci storie che si presume siano state ricostruite dall’autrice stessa. Perché quindi non coinvolgere nel progetto dieci autori “fantasma” (undici racconti, visto che due sono di Gazzola e, inoltre, ha partecipato Cozzi in persona), facendo finta che altrettante storie siano state scritte dalla Righetti prima di essere trucidata? Addirittura col carteggio che lei teneva con la sensitiva Helga Ulmann. Amanda aveva scoperto qualcosa di scottante, che aveva comunicato proprio alla tedesca. Ecco perché l’assassino è stato messo alle stette ed ha agito in tempi brevi.

Uno pseudobiblion al quadrato, insomma!

Un libro che è una chicca da gustare, consigliato agli amanti del genere. Coi racconti: Il pazzo di Verona di Claudio Bovino, La villa del bambino urlante di Andrea Carlo Cappi, Daria e la chiesa di Luigi Cozzi (dedicato a Daria Nicolodi), Il segreto del Monaco Rosso di Paolo Di Orazio, Il fiore che dava la morte e La danza nel cimitero di Mario Gazzola, Il mistero del Bosco di Betulle di Roberta Guardascione (autrice anche delle immagini splendide quanto inquietanti), L’incubo del pagliaio di Enrico Luceri, I bambini omicidi di Foggia di Gianluca Margheriti, La zoppa arsa viva di Pavia di Claudia Salvatori e La strega di Pordenone di Giada Trebeschi.

Un consiglio? Se volete evitare un tuffo al cuore com’è capitato alla sottoscritta (infarto sarebbe esagerato, ma tant’è) capovolgete da subito le immagini! Troverete tanti riferimenti all’amato film Profondo rosso.

 

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