La regina del cozy crime è tornata. Ma con un noir. “Se tu non ridi più”. In libreria l’ultimo romanzo di Barbara Perna

 


Di Cristina Biolcati

La regina del cozy crime è tornata! Barbara Perna, scrittrice dalla sorprendente vena ironica che abbiamo imparato ad amare nella serie di Annabella Abbondante, ha dato alle stampe un nuovo romanzo, ma stavolta noir, pubblicato a maggio 2025 da Bompiani. Se tu non ridi più è il titolo evocativo.

Il vernacolo partenopeo, la battuta sempre pronta, l’amore per il buon cibo, elementi che caratterizzano la scrittura dell’autrice sono sempre presenti, però il nuovo personaggio è più sofferto, tremendamente “contemporaneo”, pieno di contraddizioni e vicissitudini che permettendo al processo di immedesimazione di giungere spontaneo.

Barbara Perna è nata a Napoli e di professione fa il giudice. Per cui ha dalla sua parte una grossa conoscenza della città e un’ottima padronanza della materia giuridica. È credibile in ogni frase, puntuale e trasparente nel riportare concetti e procedure, a proposito di una materia che potrebbe altrimenti rivelarsi ostica per il lettore. E invece tutto diventa facile, scorrevole. Il romanzo si “divora” in un niente, poiché ci si sente impossibilitati a staccarsi dalla vicenda se non dopo avere letto la parola fine.

L’autrice non descrive mai apertamente la protagonista, ma lascia che a tracciarne la figura siano gli altri soggetti che con lei affollano la scena, attraverso deduzioni che vengono spontanee. I capitoli non sono numerati, bensì riprendono una frase che ne riassume il contenuto.

Amalia Carotenuto è poco meno di cinquantenne, ha gli occhi neri e le tette grosse. È vedova. Ama il caffè e i taralli. Ha un figlio, Roberto. È stata uno dei migliori avvocati di Napoli, un tempo, ma da tre anni a questa parte ripete come un mantra: “Non sono più un avvocato!”. Perché quello è il modo più consono per dichiarare al mondo la perdita di ogni suo punto fisso. Per gridare in faccia al prossimo il peso della colpa, la lacerazione provata che le ha distrutto il senno.

Il passato è dolce e amaro, al tempo stesso. Sta chiuso in una cella del carcere di Poggioreale, insieme alla considerazione che Lia, perché così la chiamano tutti, può ormai avere di sé dopo avere commesso il più tragico degli errori. Un fatto grave che la tiene ancorata all’incapacità di andare avanti con la sua vita e di non sentirsi in pena.

In sostanza, la donna deve attraversare il duro percorso che la porterà a concedere il perdono. La strada però è ancora lunga e tutta in salita.

La svolta arriva un giorno di primavera, quando nel Parco della Rimembranza di Napoli viene trovato il cadavere di una donna, rampante discendente di una famiglia campana che si è fatta strada nel campo della produzione di un particolare tipo di pasta. Il caso vuole che la vittima sia legata alla nobile famiglia di Cetta Caracciolo, l’amica del cuore di Lia. E quando a chiederle di indagare con discrezione è addirittura la “principessa”, madre di Cetta, l’avvocato Carotenuto deve venire meno al suo giuramento di occuparsi solo di insegnamento all’Università di Napoli e tornare in campo.

Ad aiutarla c’è Picchio Malatesta, un tassista dalle argute capacità di investigatore privato, col quale Lia ha sviluppato un bel sodalizio. Suo coetaneo, con lui spreca le battute più esilaranti.

La stima, in fondo, è ricambiata, così come tutti i soggetti che entrano a far parte della squadra volta alle indagini riservano alla protagonista una grande considerazione.

A vedersi scandagliare la vita nei minimi termini toccherà proprio alla famiglia di imprenditori del pastificio, perché il mistero dell’uccisione si annida tra antichi segreti sopiti negli anni. L’indagine prenderà corpo facendo più volte riferimento a Poggioreale, dove nonostante tutto a Lia è rimasto un pezzo di cuore.

A parte il finale col botto, a far riflettere è il ruolo genitoriale, così come l’inadeguatezza che si avverte nell’essere madre. Ma soprattutto il concetto di giustizia, che non dovrebbe condannare in maniera definitiva, quanto diventare strumento per redimere e cucire gli strappi.

Affrontare tematiche importanti in modo leggero è la particolarità di questa autrice. E quindi anche una buona motivazione per leggere il romanzo. Lo “strillo” di Maurizio De Giovanni è la garanzia.

 

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