“Il confine della vergogna” edizioni Le Assassine, nato dalla sinergie di un’affermata autrice e web editor francese, Michèle Pedinielli e da un noto e apprezzato giornalista e autore italiano, Valerio Varesi

 

Di Vito Rosario Ferrone

Il confine della vergogna è stato editato nel 2025, in Francia da Points, e in Italia dalle edizioni Le Assassine nella collana Oltreconfine.

Il motivo di questa doppia e contemporanea edizione è semplice: il libro è stato scritto a quattro mani. Da un’affermata autrice e web editor francese, Michèle Pedinielli e da un noto e apprezzato giornalista e autore italiano, Valerio Varesi.

La storia si svolge sul confine italo-francese, fra le “strette guglie di quello spicchio di Alpi Pennine situato tra Piemonte e Francia” dove da sempre “transitava di tutto”.

Due autori che, oltre a una riconosciuta bravura nello scrivere, propongono anche sensibilità differenti, in quanto appartenenti a due popoli che, sebbene “cugini”, si distinguono e non poco, per cultura, storia, stratificazioni sociali e “ideologiche”, nel rispetto di una alternanza condivisa.

Tutto nasce da un neologismo o, meglio, da un incontro al “Quais du Polar - Festival international Lyon”. Il neologismo ovviamente è Polar, nemmeno a dirlo, di origine francese.

La trama non è niente male. Leonardo Morandi viene trovato morto in montagna. Non si sa se precipitato da una ferrata o ucciso. Le indagini non sono semplici per le condizioni climatiche in alta quota, ma soprattutto perché il viso è sfigurato. La sola unica traccia è lo scontrino di un negozio di Bardonecchia per l’acquisto di un piumino piuttosto costoso. La prova del Dna darà il nome alla vittima perché schedato come contrabbandiere.

La vicenda si arricchisce di due ulteriori situazioni, ovviamente tra loro connesse, parecchio interessanti: la prima, molto attuale, riguarda il traffico di essere umani, in particolare, il passaggio in Francia in alta montagna e in condizioni proibitive di extra comunitari respinti a Mentone; la seconda ci parla di chi, del perché e del come, ha messo in piedi un redditizio traffico di sigarette, sfruttando le baite, abbandonate per l’arrivo dell’inverno, come depositi e – perché no? – qualche vigoroso virgulto dell’Africa nera. Non manca il ricordo, che in verità non guasta perché perfettamente in linea con l’epica della montagna, di passatori, di antifascisti italiani e di ebrei.

L'indagine è condotta, in un parallelo sinergico, fra polizia di Lione e le forze dell’ordine italiane. Trovare i collegamenti e la soluzione su quanto succede alla frontiera alpina tra Italia e Francia non è un compito semplice, ma la collaborazione fa le due polizie risolverà il caso. Senza troppi patemi, a dire il vero. Il lavoro delle polizie va avanti in una sorta di canonica liturgia ogni tanto illuminata da qualche piccolo imprevisto.

È un libro che si legge veloce e senza intoppi perché i due autori sanno scrivere; i luoghi, cioè la montagna è trattata con rispetto, con dovizia di particolari che fanno intuire ricerche e studio.

 

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