Di Matteo Rossi
Il tema sui
pirati pare tratto da romanzi dell’Ottocento, romantici o meno, ma pur sempre
romanzi. Invece, no. Queste figure che tutti ci portiamo dentro come frutto di
fantasia o personaggi di epoche lontane, in realtà esistono ancora.
Nel febbraio
del 2012, un gruppo di pirati, arrestati durante una missione dell’operazione
Atalanta, l’iniziativa dell’Unione Europea contro la pirateria al largo della
Somalia, furono condotti nel carcere di Poggioreale a Napoli per essere
detenuti in attesa di processo.
Per capire
chi sono questi flagelli dei mari, e come sia possibile che, nonostante il gran
numero di Paesi coinvolti in questa lotta, essi continuino ancora oggi a
infestare i mari, è necessario prima di tutto comprendere i contesti che li
circondano. Uno dei principali punti di attacco dei pirati sono le coste della
Somalia, che è una delle rotte marittime più trafficate in assoluto. Questo
rende particolarmente invitante l’idea di assaltare grosse navi mercantili per
rubarne il carico e sequestrare l’equipaggio per chiedere il riscatto al Paese
di provenienza.
Ma non è
solo per questo che la pirateria si è instaurata in Somalia. Il principale
responsabile di tale fenomeno è la situazione socio-politica di questo
territorio, uno dei più instabili e poveri del mondo. Dopo il crollo del regime
di Siad Barre nel 1991, il Paese è entrato in una fase di guerra civile che ha
frantumato lo Stato e ha lasciato ampie zone senza un forte governo centrale.
In questo contesto di caos e abbandono istituzionale, i pirati somali hanno
trovato terreno fertile per svilupparsi.
La Somalia
però non è l’unico posto in cui operano i moderni filibustieri: anche molte
coste africane, che poco hanno da invidiare alla Somalia per quanto riguarda la
situazione politica, sono luoghi di nascita dei pirati.
Ebbene sì,
anche se siamo abituati a immaginare i pirati come figure mitiche, che solcano
l’oceano su grandi velieri, vivendo mille avventure tra i bottini rubati a
mezzo mondo, solo ed esclusivamente per il gusto di farlo, la realtà dei fatti
è assai diversa. Fin dalle loro origini, infatti, i pirati sono sempre stati
per lo più da uomini miserabili che avevano poco o nulla per cui vivere, e ad
oggi la situazione non sembra essere cambiata.
Nel 2009, il
regista Mohamed Ashareh, è riuscito a infiltrarsi all’interno di un gruppo di
pirati somali, documentandone il fenomeno nel docufilm The Pirate Tapes.
Il regista ha attirato l’attenzione per il suo approccio umano e complesso alla
pirateria, mostrando una visione che va ben oltre il classico stereotipo del “pirata
cattivo” e rivelando una realtà assai più triste e degradante, quella di uomini
abbandonati a loro stessi, disposti a tutto pur di sopravvivere. Ma non è solo
la loro sopravvivenza che cercano di tutelare. Prima di essere pirati, infatti,
sono esseri umani con famiglie da sostenere, e trovando poco o nessun aiuto,
vedono nei crimini marittimi l’unica soluzione possibile.
Per quanto
li si voglia comprendere, è comunque innegabile che spesso e volentieri i
pirati, con le loro attività, mettano in pericolo la vita di uomini innocenti,
in particolare quella degli addetti alla sicurezza sulle navi, appositamente
arruolati per contrastarli. Ciò ha portato alla regolamentazione del fenomeno
da parte dello stesso diritto internazionale, ma, sebbene in diminuzione, la
pirateria non è stata ancora debellata.
Sorge quindi
spontaneo chiedersi come sia possibile che, nonostante l’intervento militare
delle principali potenze mondiali, non si sia riusciti a scoraggiare gruppi di
uomini relativamente esigui con piccole imbarcazioni e armati di fucili AK-47,
dall’assaltare grosse navi mercantili e non?
Ovviamente,
il fenomeno è talmente complesso e radicato a livello socio-politico che dare
una sola risposta risulterebbe alquanto fuorviante. Tuttavia, non sono mancati
sospetti secondo i quali non si avrebbe sempre un reale interesse nel voler
fermare la pirateria, ma semmai di sfruttare il fenomeno per interessi
specifici, come, ad esempio, il posizionamento di particolari risorse in luoghi
strategici.
Ma questo
non è l’unico scopo per il quale si tollererebbe la pirateria. Ci sarebbero
anche forme di coinvolgimento più dirette di alcuni governi che utilizzano
questi gruppi di sbandati per compiere azioni che altrimenti, di fronte al
diritto internazionale non sarebbero giustificabili.
La pirateria
è un fenomeno che esiste da quando l’uomo ha imparato a solcare i mari, e
probabilmente continuerà ad esistere finché esisteranno condizioni di
sfruttamento e di estrema povertà, che da sempre portano gli uomini a ricorrere
ai più disparati stratagemmi per sopravvivere, sia in mare che altrove.
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