Alla Casa del Giallo a Napoli si parla di Giulia Tramontano con la giornalista Laura Marinaro attraverso il libro scritto a quattro mani con Roberta Bruzzone “Narcisismo mortale” edito da Mursia

 


Alla Casa del Giallo a Napoli si parla di Giulia Tramontano con la giornalista Laura Marinaro sabato 15 e domenica 16 marzo 2025 in via Enrico Alvino 129. Per info e prenotazioni scrivere a redazione@gialli.it

Di Fabio Gaudiosi

Roberta Bruzzone e Laura Marinaro tornano nelle librerie con la loro ultima opera “Narcisismo mortale. Il caso di Giulia Tramontano”, edito da Ugo Mursia editore (17 euro). Si tratta di un libro nato da un’esigenza forte, quella di raccontare la storia dell’omicidio di Giulia Tramontano, avvenuta il 27 maggio del 2023, per mano del suo compagno Alessandro Impagnatiello. Un’opera di grande impatto, dove la giornalista Laura Marinaro e la criminologa Roberta Bruzzone si sono di nuovo unite (dopo la pubblicazione di “Yara. Autopsia di un’indagine”, sempre edito da Ugo Mursia editore), per restituire al lettore un racconto lucido e chiaro di questa assurda vicenda, in una narrazione estremamente pragmatica e diretta. Non si ravvisa infatti tra le pagine, come è giusto che sia, quella tendenza assai pericolosa e comune a incardinare tali casi in una esposizione retorica e fine a sé stessa, preferendo invece rendere chi legge più consapevole dell’atrocità consumatasi. La morte di Giulia Tramontano si ascrive infatti all’inaccettabile fenomeno dei femminicidi, omicidi di donne uccise perché donne, vittime di una società ancora oggi estremante patriarcale, dove il germe della violenza si nasconde dietro il finto sorriso di ogni persecutore, che non è solo il carnefice, ma sempre anche l’ignavo.

“Narcisismo mortale. Il caso di Giulia Tramontano” contiene al suo interno due soluzioni narrative: da un lato vi troviamo le fedeli descrizioni della giornalista Laura Marinaro, che racconta degli ultimi giorni della giovane vittima e di tutto l’iter del processo, fino alla pubblicazione del libro; dall’altro lato, la criminologa Roberta Bruzzone traccia un’attenta analisi psicologica delle dinamiche relazionali coinvolte nel caso, con incursioni efficaci e interessanti nella narrazione. È un libro che si propone non solo di raccontare un femminicidio, ma di educare i suoi lettori e le sue lettrici a prevenirlo, ponendo in risalto quei campanelli d’allarme che palesino tossicità all’interno di ogni relazione.

È necessario oggi, infatti, che il tema dei femminicidi venga finalmente discusso con sistematicità e gravità, evitando la spettacolarizzazione del dolore a cui spesso assistiamo e che finisce per banalizzare quello stesso sacrificio imposto alla vittima, non solo dal carnefice, ma dalla stessa società. Attraverso le ignobili messe in onda a cui ci abituano i canali televisivi e gli scempi compiuti da veri e propri sciacalli della letteratura, la vittima finisce così per morire più volte, in un’inaccettabile dimostrazione di quanto la nostra società non solo non eviti, ma addirittura favorisca tali omicidi. Bisognerebbe accorgersi, invece, che questi eventi rappresentano momenti tragici e fallimentari per tutto il tessuto sociale, dove l’unico modo per rendere giustizia alla vittima non è raccontandone la vita privata, ma creando terreno fertile per una nuova educazione sul tema, incentivando nuove discussioni, che aiutino sia le donne che gli uomini ad avere più chiara la nuova rimodulazione degli spazi di entrambi all’interno della società, che (finalmente) cambia. È importante rendersi conto che il fenomeno del femminicidio porta con sé le tracce di un risalente, anacronistico e inaccettabile rapporto di dominio dell’uomo sulla donna, purtroppo ancora consolidato all’interno delle nostre realtà. Solo partendo dal presupposto per il quale questa dinamica è tutt’altro che superata, e che il suo germe si nasconde tuttora all’interno delle nostre abitudini, si potrà davvero immaginare un giorno di poter porre fine alla tragicità di questi omicidi, che, tra l’altro, se oggi fanno così tanto rumore, è solo per gli sforzi compiuti in decenni di lotta da donne coraggiose (gli uomini, dal canto loro, avrebbero probabilmente di buon grado accettato questa loro condizione di superiorità per molto altro tempo ancora). È in questi termini che oggi si parla della “crisi del maschio etero bianco”, in un’accezione che lo vede spodestato dal ruolo che la società gli aveva sempre garantito. Crisi da cui nessuno può sentirsi esentato e che è compito di ciascuno vivere fino in fondo: ed è proprio qua che si gioca la partita. Fin quando si dipingeranno i carnefici come mostri, demonizzandone l’immagine agli occhi del pubblico, si finirà sempre per accedere a una classificazione volta a distinguere noi e loro, creando così, inesorabilmente, i presupposti per una nuova tragedia. È proprio quando invece tutti, uomini e donne, si accorgeranno del germe che alberga nella nostra quotidianità, di quel retaggio che ci portiamo dietro come un sasso sulle spalle, che si porranno le fondamenta per la costruzione di un nuovo modello di società, dove il paradigma dominatorio potrà essere definitivamente superato.

Nel libro “Narcisismo mortale. Il caso di Giulia Tramontano” troviamo dunque il tentativo (che può dirsi senz’altro riuscito) da parte delle autrici, di restituire al lettore una mappa attraverso la quale orientarsi, in un mondo in cui il femminicidio non deve più trovare posto. Perché, in fondo, la Giustizia (quella con la lettera maiuscola) non è ottenuta affatto attraverso l’espressione di un istinto vendicativo che presto o poi si esaurirà. Fin quando si vedrà nel Tribunale la soluzione di questa piaga della nostra società, continueremo in realtà a condannare vittime su vittime, come in una lotta inesauribile che il burattinaio fa contro le proprie mani. In effetti, come ci spiegano fin da bambini, il fondamento della scienza medica non sta nel curare il sintomo, ma la patologia che il sintomo ci manifesta. Ecco: a noi la scelta di curarci o meno, sapendo che la nostra consapevolezza è l’unica chemio che può combattere questo tumore. Ma non può più aspettarsi. Il tempo è finito.

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