“Il sigillatore” di Alessandra Delle Fratte, un giallo coinvolgente e spiazzante in un pendolo tra empatia e terrore
Di Claudia Siano
Se
improvvisamente comparisse un serial killer con uno schema ben preciso, con
problemi psicologici irrisolti sin dall’infanzia, insospettabile per chiunque
ma sicuramente presente nel cerchio della vostra vita; voi come distinguereste
di chi potervi fidare e di chi no? Il serial killer questa volta si firma “Il
sigillatore” e dà il titolo a questo libro giallo dalle sfumature thriller. È irruento
quanto coinvolgente il romanzo Il
sigillatore di Alessandra Delle Fratte edito da Affiori e pubblicato nel
2023. Il libro è un colpo al cuore improvviso, una lente d’ingrandimento verso
gli abissi e gli scheletri dell’anima umana. Si tratta di un romanzo che
oscilla in un pendolo tra empatia verso i personaggi principali (ma poi anche
verso lo stesso assassino, ricco di fragilità anch’egli) e terrore, quella
sensazione di spavento conseguente alle immagini dettagliate delle scene del
delitto e risposta inevitabile alla crudeltà delle azioni del Sigillatore. Fin
dove può arrivare la follia umana? E soprattutto come arriva a nuocere? Non
sempre con la violenza, e talvolta anche qualcosa di peggiore, si presenta
sotto veste di passione.
Il
lettore, travolto dallo stile impetuoso e coinvolgente della scrittrice,
diventa improvvisamente complice dell’assassino e scopre tutto prima della
squadra di Polizia.
Nel
libro di Delle Fratte non ci si annoia mai, tra salti temporali, immagini vive
e crude e il sentimento di vicinanza continuo e tachicardico che chi legge
prova sia durante i racconti dei momenti cruciali sia attraverso gli intensi
flussi di coscienza della procuratrice Ginevra Grimaldi. L’inquietudine regna
sovrana, si visualizzano le ossessioni malsane di un killer, accompagnate da
delirio e dalla paura. Forte è anche la descrizione della casa d’infanzia, il
luogo dove tutto è iniziato e dove tutto si conclude per l’assassino e le sue
vittime. E poi… la difficoltà a distinguere un sogno da un incubo nella vecchia
dimora di Migliarino, in provincia di Ferrara.
La
cosa che ci spiazza nella scrittura di Delle Fratte è la sua capacità di
delineare la persona anche se si tratta di un killer; ci fa inorridire, ci fa
capire anche cosa può spingere al delirio e talvolta questo è
ancora
più complesso che dipingere semplicemente un mostro quale il Sigillatore. È
meglio o peggio sopravvivere alla morte di chi amiamo? È possibile tornare gli
stessi dopo traumi tanto grandi? Il romanzo porta a rispondere ad alcune
domande, a cui ciascun lettore risponde con la propria sensibilità. Se
dovessimo scegliere una domanda in particolare capace di indurre alla
riflessione uno dei protagonisti del libro sarebbe: quanto è importante il
tempismo? Il medico legale Max De Luca capisce forse troppo tardi che non
esiste nulla di più importante di esso quando è il momento di entrare in
azione. Perché quando la vita gioca a carte scoperte e pone dinanzi a scelte di
vita dove è coinvolto qualcuno a cui si tiene davvero, quel tempo potrebbe non
bastare. Potrebbe costringere a ripensare per tutta la vita: “e se non avessi
perso tempo a prendere quel caffè?” o “e se non avessi temporeggiato ieri sera,
avrei potuto cambiare le cose?”. Ci sono ferite che la coscienza non riesce a
perdonare e in quel caso il tempismo diventa imprescindibile. Ricominciare
quanto può essere difficile? Il tormento, il rimpianto, il senso di colpa,
l’intensità e la profondità decorano la cornice dei casi quasi come se i
protagonisti fossero vittime di una “melodica allucinazione”. Se lo stile non è
tutto in un libro giallo, sicuramente è una parte importante, se poi viene
accompagnato da personaggi ben delineati e da una cadenza ricca di suspense,
ancora meglio. Nel caso del “Sigillatore” sarà molto difficile alzare gli occhi
dal libro prima di essere arrivati alla pagina 230, l’ultima.
®
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