“Il dilemma del carnefice” romanzo d'esordio di Massimo Tivoli. A L’Aquila, terra aspra ma pittoresca, uno spietato killer sta seminando panico imponendo scelte alle sue vittime: “Quali tra i tuoi cari vuoi salvare e chi far morire?”

 

Di Cristina Biolcati

È uscito il 26 febbraio 2025, per Giunti Editore, il romanzo d’esordio in libreria di Massimo Tivoli. Professore universitario nato a L’Aquila nel 1975, già vincitore di concorsi letterari importanti, l’autore è riuscito a compiere un piccolo miracolo. Il dilemma del carnefice (questo il titolo) conserva una struttura tipica del thriller americano, pur mantenendo un’ambientazione italiana e risultare credibile.  

I giallisti “nostrani” spingono spesso i loro assassini a uccidere per soldi, per vendetta, oppure per un amore non corrisposto. Più raramente parlano di serial killer, modus operandi, sistemi macchinosi di dare la morte, con progetti congegnati nel minimo dettaglio.

Per questo il romanzo di Tivoli rappresenta una voce originale. La sua è una vicenda che tiene col fiato sospeso dall’inizio alla fine, con molti “papabili” colpevoli, depistaggi e una puntuale risoluzione. Che non lascia a bocca asciutta, attraverso una serie di tasselli che vanno al proprio posto, completando in maniera egregia l’intreccio.

Punto di forza della storia sono senza dubbio i protagonisti, una coppia di investigatori sui generis, a cui l’autore si è ispirato da vicende biografiche, così come scrive in una nota di ringraziamento.

Gianni Lovita è un quasi quarantenne ispettore della Squadra Mobile di L’Aquila, la cui madre è morta da poco. Si trova quindi a dover gestire all’improvviso la sorella Pia, quarantotto anni e autistica. Da notare che solo la mamma sapeva come interpretare quel mondo di Pia, che si presenta ovattato, fatto di silenzi e rituali (sempre gli stessi!), con una forte passione per le serie poliziesche che lei guarda di continuo. Pia è indifesa, se lasciata da sola può farsi molto male. E così Gianni se la porta dietro durante l’indagine, nonostante il divieto dei suoi superiori: il vicequestore Paolo Todaro e la PM Daniela Colaianni. Rispettivamente una buona spalla, il primo, un tantino ipocondriaco e dall’eloquio vernacolare. Una donna di polso, la seconda, per quanto con delle fragilità e un punto debole, rappresentato dallo stesso Gianni Lovita.

L’indagine in questione è ostica, piena di indizi e contraddizioni, cosa che non aiuta. Pericolosa, per dirlo in modo sintetico. Perché a L’Aquila, terra aspra ma pittoresca, ancora menomata da un terremoto del 2009 che ha messo in ginocchio la popolazione, seminando morte e un terrore mai sopito, nell’aprile 2022 (periodo in cui è ambientata la storia) agisce Dilemma. Un killer spietato che aggredisce le sue vittime nelle loro abitazioni e impone loro una scelta. Quale dei tuoi figli/familiari vuoi salvare? Chi, invece, vuoi far morire? Terribile.

L’Aquila torna a essere funestata da una grave minaccia, sebbene non si sia ancora del tutto usciti dalla pandemia di Covid-19. Negli ospedali le norme ristrettive sono vigenti; in giro c’è più di qualche mascherina.

Dilemma semina il panico, visto che di lui parlano telegiornali e mezzi di comunicazione.

Può colpire in qualsiasi momento e va fermato.

Ma proprio quando Gianni Lovita non sa più come destreggiarsi, stretto in una morsa d’acciaio tra lavoro e famiglia, ecco che Pia inizia a riportare dei riferimenti che sembrano presi dai suoi telefilm. Eppure, a sapere bene interpretare, sono particolari che hanno un nesso atto a ricostruire il folle piano dell’assassino.

Una figura potente, quella di Pia Lovita. Che nella sua fragilità umana non promette chissà quale retorica. Fa solo ciò che può, quello di cui è capace, per questo agli occhi del lettore risulta tanto attendibile. Niente prospettiva edulcorata, per lei! L’amore saprà trovare i tempi e i modi, null’altro da ribadire.

Una storia adrenalinica, con due personaggi memorabili. Un romanzo consigliato.

 

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