"Libertà a caro prezzo - Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine", di Giovanni Capurso. Un libro decisamente interessante, attraverso cui l’autore rende omaggio a un personaggio fondamentale e decisivo nella lotta al fascismo
Di Fabio Gaudiosi
Giovanni Capurso torna in tutte le librerie con la sua nuova opera Libertà a caro prezzo - Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine, edito da Edizioni Radici Future (16 euro). Si tratta di una proposta decisamente interessante, attraverso la quale l’autore vuole rendere omaggio a un personaggio fondamentale e decisivo nella lotta al fascismo durante lo stesso ventennio. Infatti, attraverso una notevole opera di recupero di fonti dislocate e di non facile reperibilità, Giovanni Capurso ricostruisce la vita del giovane professore, che combatté in prima linea il fascismo sin dalle sue prime apparizioni: un personaggio di cui si sa troppo poco e che invece merita il rispetto e la conoscenza delle generazioni future. Gioacchino Gesmundo lottò fino all’ultimo istante per sostenere i valori in cui credeva fortemente e che vedeva puntualmente frustrati dal regime, fino a pagare con la vita quella sua definitiva ostinazione. Non venendo mai meno alle sue convinzioni, non abbassando mai la testa all’inquietudine fascista e difendendo i suoi compagni anche dinanzi ad una tortura efferata, Gioacchino Gesmundo ha rappresentato uno degli esempi più vividi su cui si sono edificate nel successivo futuro le fondamenta di un nuovo Stato. Con questo libro, insomma, Giovanni Capurso restituisce al lettore una fedele indagine sulla vita di un personaggio che la Storia non dovrà mai dimenticare.
Mio caro Paolo, e così ci siamo liberati dei baracconi della fiera fascista. Restano al completo tutti i giocolieri e tutti gli istrioni, e – quel che è più – resta l’abito di leggerezza così adatto al popolo italiano, impolitico per eccellenza.
Così
Gesmundo scrive a Paolo Aringoli, suo allievo al Regio liceo scientifico Cavour
di Roma, l’otto agosto del 1943, all’annuncio radiofonico del momento storico
in cui il Re accettò le dimissioni di Mussolini. Quelle che leggiamo sono
parole decise, che colpiscono per il loro acume: Gesmundo era nato nel 1908,
ben prima dell’avvento del fascismo, aveva vissuto tutta la sua scalata e,
nonostante fosse in lui ancora aperta la ferita del regime, riesce comunque ad
analizzare la realtà con estrema lucidità. Infatti, condensa con una breve
riflessione il suo pensiero sia in merito all’esperienza del fascismo sia
rispetto al triste destino che avrebbe atteso un popolo purtroppo sempre fedele
a sé stesso. Lo fa distaccandosi dall’opinione corrente, guardando con fredda
lucidità un’ideologia che pervadeva ogni aspetto della vita e da cui era
difficile discostarsi.
Dal
libro, infatti, si evince come il suo dichiarato antifascismo si sia mostrato
fin dall’origine, sorretto da una piramide valoriale più forte di qualsiasi
suggestione esterna condizionante. È qui che va riconosciuta la grandezza di
Gesmundo: nell’aver riconosciuto fin dal primo momento la gravità della
situazione in cui stava precipitando il nostro Paese, e di aver sostenuto tale
battaglia con coraggio, senza mai venire meno al suo impegno. È qui che si
nasconde la lungimiranza delle guide, di quelle personalità su cui costruire il
futuro: nell’ampiezza del loro sguardo, capace di cogliere il buio della
tempesta anche quando le nubi sembrano lontane.
Ci spiegò chiaramente che differenza ci fosse tra l’amore per la patria e il nazionalismo, tra lo spirito internazionalista e le posizioni supernazionali di tipo cosmopolita. Nell’ascoltarlo affioravano nella mia memoria addirittura gli echi del mio lontano Mazzini, quando nei Doveri dell’uomo affermava essere giusto battersi anche contro la propria patria se questa avesse schiacciato i diritti e le libertà delle altre patrie.
Per
queste ragioni, leggere questo libro, così ben scritto da Capurso, assume ancor
di più un’importanza decisiva nel periodo storico che viviamo oggi. Tra le sue
incertezze e le inevitabili tensioni che la crisi democratica ripercuote sulla
società, “fornire un esempio di virtù etiche e civili di certo drammaticamente
inattuali in una fase in cui la vita pubblica è caratterizzata dal diffondersi
del servilismo, dell’opportunismo e del trasformismo”, come evidenziato nella
prefazione da Ferdinando Pappalardo - vicepresidente nazionale ANPI - è un
regalo prezioso che Capurso offre ai suoi lettori. Attraverso l’esempio di un
grande uomo, che ha contribuito con coraggio alla liberazione dell’Italia dalla
piaga fascista, l’autore rende quindi omaggio a un personaggio che ancora oggi
può rappresentare paradigma esemplare di comportamento, nel contesto
geopolitico che ci attende e ci apprestiamo a vivere. E dal quale non può si
può più fuggire. Affinché, in caso di tempesta, ci siano sempre capitani consapevoli
a cui affidare il timone.
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