Una fiaba contemporanea e feroce nell’ultimo poliziesco di Gian Andrea Cerone: “Rubo la verità alle vicende umane e la rielaboro nelle mie storie”



Di Anita Curci

Fa molto caldo a Milano. Si sognano vacanze, mare e riposo, ma nulla di tutto questo è possibile negli uffici dell’Unità di Analisi del Crimine Violento. Perfino il commissario Mario Mandelli, che al momento si trova a fare i bagni a Varigotti assieme all’amata moglie Isa, deve rientrare di tutta fretta. Non è solo a causa della strana morte di alcune donne, ma anche perché il suo amico Fetta ha bisogno di lui…

“Le conseguenze del male”, edito da Guanda noir, è un susseguirsi di vertiginosi eventi che tengono sulle spine il lettore, tra storie che, partendo da lontano, si ritrovano nelle ultime pagine faccia a faccia con verità che mettono finalmente la parola fine a vecchie e nuove tragedie.

Cerone, il suo ultimo romanzo ha un titolo molto significativo…

Come nei due libri precedenti, anche in questo caso il titolo promette esattamente ciò che il lettore trova nel romanzo. Mi piace pensare a “Le Conseguenze del Male” come a una sorta di terzo atto di un melodramma noir iniziato con le prime due storie della serie dedicata al commissario Mandelli e alla sua squadra. Qui l’intento era quello di esplicitare narrativamente l’avvento del male e i suoi effetti su tutti i protagonisti, buoni o cattivi che siano. L’ispirazione per l’indagine principale del romanzo, ovvero la violenza verso alcune donne ai margini della società e la misteriosa sparizione dei loro figli maschi, mi è venuta durante delle passeggiate che mi portavano a passare davanti a un centro di mediazione sociale milanese in cui si trattano anche casi di stalking. Un giorno sono entrato e dopo essermi presentato mi sono seduto in sala d’aspetto, lì mi sono ispirato alle storie delle persone presenti. Insomma, ho fatto ciò che fa uno scrittore… rubare la verità alle vicende umane e rielaborarla all’interno delle sue storie. In seguito ho approfondito il tema incontrando numerosi operatori professionali del settore che mi hanno spiegato le dinamiche dei casi di stalking e mi hanno raccontato gli esiti tragici di alcune donne assistite. Il filone principale è una storia nerissima, una fiaba contemporanea e feroce, più vicina alla nostra quotidianità di quanto si possa pensare.


Più di una indagine da condurre per il commissario Mandelli e la sua squadra in questo libro dalle tante trame che si sfiorano, si allontanano, poi definitivamente e inevitabilmente s’intrecciano. Come ha fatto a tenere insieme i fili e a non sbagliare niente?

Scrivere un noir è un difficile gioco di equilibri. Nel mio ultimo romanzo ho soprattutto alzato l’asticella della sfida a me stesso. Per me ogni nuova avventura di Mandelli e della squadra dev’essere un passo in avanti nel mio percorso professionale di scrittura. Non basta accontentarsi, rispettare le regole di genere e tenere alta la tensione. Credo che se soddisfo le mie aspettative e se rispondo per primo alle domande sul destino dei miei personaggi, automaticamente rispetto i miei lettori e li coinvolgo in una storia credibile, ricca di pathos e di intrecci umani e investigativi. Creo con loro un legame di complicità, li tengo stretti a me fino all’ultima pagina e anche oltre. Per rendere credibile un tessuto narrativo fatto di tante storie che si intrecciano, tutte le trame e sottotrame devono essere solide e trovare un equilibrio reciproco. Il governo delle storie e la loro confluenza in un finale soddisfacente sono il mio primo obbiettivo. Il tutto avviene in modo cosciente e razionale ma, allo stesso tempo, c’è qualcosa di ieratico nel processo di scrittura e spesso i particolari si incastrano tra loro in modo naturale e stupefacente. Alla fine le lettrici e i lettori devono chiudere il libro soddisfatti, ma soprattutto devono porsi una domanda… “e adesso cosa succede ai protagonisti?” e quindi aver fame di una nuova avventura.


Mette insieme una umanità variegata, facendo interagire personaggi assai diversi tra loro senza stonature. L’amicizia di Mario Mandelli con Lino Porrati, detto il Fetta, ad esempio…

I miei protagonisti, Mandelli e Marisa, Casalegno e Caterina Dei Cas, le donne e gli uomini della squadra, vivono tutti in una dimensione di progresso temporale orizzontale. Invecchiano, si innamorano, vivono, muoiono, fanno altre scelte professionali. Sono persone normali che fanno un lavoro che normale non è… un mestiere che li mette in continuo contatto con la morte, alle prese con la violenza della società e del mondo. Devono trovare forza nella loro semplicità, nei rapporti interpersonali, nel loro essere una comunità più che una famiglia. Per questo la mia è una serie pienamente corale. Mandelli è la bussola della squadra, sua moglie Isa è il suo polo Nord e tutti gli altri trovano risposte alle loro domande e alla loro fragilità umana nel confronto con i colleghi. Mandelli ha anche frequentazioni con il lato oscuro del crimine, con biscazzieri, ex magnaccia, gente di malaffare. Talvolta, negli anni, queste conoscenze si concretizzano in amicizie particolari, in scambi di favori, in interazioni umane. Perché anche i criminali amano. Amano le persone a loro care e la loro città, in questo caso Milano. I sentimenti sono un virus che contagia anche chi sbaglia. Il Fetta Porrati è un alter ego di Mandelli, la sua immagine in negativo. Un criminale umanissimo, milanese nel profondo, proprio come il commissario.


E vogliamo parlare dell’Evangelista e di quel suo folle senso della giustizia?

L’Evangelista è un personaggio che amo molto. Un vero cattivo, un villain in purezza. Uno che ha sempre messo a posto i casini dei criminali che lo ingaggiano con spietata violenza, applicando il suo folle senso della giustizia. Non a caso si chiama Angelo Preda, un nome programmatico… nel romanzo si interroga sulla sua vita da giustiziere killer e sulla stanchezza del mestiere. Il mondo intorno a lui è cambiato, diventando sempre più cinico e spietato, freddo, basato sul tornaconto e sulla finanza. Un mondo sempre più lontano da quello che lui ha vissuto e attraversato finora. Un personaggio da salvare.


Nel romanzo sempre viva è l’amorevole complicità tra Mandelli e la moglie Isa. Ma, detto tra noi, cosa rappresenta Clara per Mario? Quale tipo di sentimento lo lega a lei?

Mario e Isa sono il Maigret e la Louise Leonard dei nostri tempi. Non volevo come protagonista un commissario disturbato o contorto dai rimorsi. Mandelli è un poliziotto pacato, sposato, amante della storia e di Sinatra. Forse più vecchio dei suoi cinquantotto anni… Una cosa è certa, senza Marisa non potrebbe vivere. Eppure anche lui ha subito il fascino magnetico di una “luna nera” come Clara Porrati, che per lui rappresenta il tradimento non perpetrato, ma anche un’irresistibile corrente di bassa marea che lo trascina in situazioni in cui altrimenti non si sarebbe mai trovato. Clara è la sliding door mai aperta nella vita di Mandelli e tale deve restare.


Come nascono i soggetti dei suoi libri?

Nascono dalle storie che ascolto, dalle trame che elaboro nella mia mente, intorno a temi generali ed esistenziali come la frenesia del pre-lockdown de “Le Notti Senza Sonno” o dalla vessazione psicologica derivante dalla negazione della comunicazione verbale ne “Il Trattamento del Silenzio”. Nell’ultimo romanzo affronto di petto il Male, il suo ritorno, il suo avvento, i suoi strascichi dolorosi. I soggetti di un’opera di narrativa si auto-alimentano. Quando hai in mente un’idea trovi degli altri rametti secchi che accumuli in una piccola catasta che all’improvviso divampa e prende vita. Per i romanzi funziona così, una volta accesa un’idea non puoi spegnerla, se non scrivendola.


Chi ritroveremo nel prossimo romanzo al fianco del suo commissario? Ci sono personaggi di cui si sbarazzerà?

Nel prossimo romanzo vorrei far tornare centrale il rapporto tra Mandelli e Casalegno, isolarli in situazioni anomale e scavare la loro relazione umana e professionale, che ha ancora tanto da dire. Inoltre ci sono i destini di molti dei personaggi che sono ancora da sviluppare appieno. Chissà se ci sarà qualcuno che andrà via o magari qualche volto nuovo in arrivo…


Ha mai pensato qualche volta di tradire Mandelli per dare spazio ad un’altra tipologia di commissario nelle sue storie?

La serie di Mandelli merita ulteriore sviluppo e ha in sé ancora tanta energia creativa. Non le nascondo che la tentazione di aprire un’altra serie ogni tanto c’è. Nel mio mondo narrativo ci sono personaggi interessanti - come il maggiore dei carabinieri Marcello Zurlo ne “Il Trattamento del Silenzio” - che meriterebbero ulteriore spazio e approfondimento. Vedremo.


Progetti per il futuro?

Sicuramente dare ai lettori, in tempi relativamente brevi, un’altra emozionante avventura di Mandelli & Co. Inoltre in pentola bollono molte altre cose: la riduzione dei romanzi per la realizzazione di una serie televisiva e un altro progetto di narrativa con Guanda, di cui al momento non posso rivelare nulla. In ogni caso credo che ci risentiremo presto!


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