di
Claudia Siano
Siamo ad uno degli eventi della rassegna Caffè Noir promossa dal Club del Giallo e dei Delitti di Carta di Gialli.it presieduto da Ciro Sabatino, direttore del Festival del Giallo Città di Napoli, e dalla giornalista Anita Curci, direttrice del periodico Gialli.it.
In occasione dell’evento dedicato al caso di Jack lo Squartatore, il serial killer che fece rabbrividire la Londra vittoriana, ci chiediamo cosa ci sia nella mente di un serial killer. Probabilmente è impossibile comprendere il perché di certi comportamenti. Questo è stato il dilemma iniziale di questo sabato (16 dicembre 2023) nell’introdurre il caso di Jack the ripper, il killer seriale per eccellenza.
La
ricostruzione è partita dalle donne, obiettivo primario del
purtroppo celebre assassino, dalla loro
storia personale e dalla loro sofferenza atroce,
in quanto vittime di
soprusi inconcepibili.
Cosa faceva Jack a queste donne? Le uccideva. Ma non si fermava lì.
Non gli bastava, le squartava prelevando pezzi dai loro corpi.
Scriveva lettere con il loro sangue. E
uno dei misteri più
inspiegabili? I vestiti delle vittime erano puliti. Cosa collegava
tutte queste donne? Perché questa modalità? Le domande potrebbero
essere infinite ma, ancora una volta, “lo Squartatore” ha
suscitato reazioni forti. Si
tratta di una storia
che non può lasciare indifferenti e
ci si chiede se ha
influenzato altri assassini. E
gli scrittori? E in che
modo lo ha fatto? Abbiamo deciso di chiederlo ad un autore di gialli
contemporaneo: Diego Lama.
Lama,
si presenti per il Club dei
Delitti di Carta Young.
“Mi
chiamo Diego Lama e sono un architetto, ho scritto per Mondadori
sette
romanzi e ho scritto tante altre cose”.
Durante
l’evento di oggi si è
parlato di Jack lo Squartatore, secondo lei
come ha influito un caso del genere sugli scrittori?
“Questa
è
una domanda difficile alla quale non so rispondere, secondo me ha
tutti gli elementi canonici. Jack lo Squartatore ha creato un genere:
per le vittime, per le modalità, per il mistero, per le lettere. È
diventato una sorta di archetipo. Forse c’è stato qualcuno che
l’ha ispirato, ma è
finito nel dimenticatoio”.
Lei
è
un autore di gialli, c’è qualche autore in particolare che lo ha
ispirato?
“Sì,
amo molto Simenon come scrittore, però in realtà i miei gialli sono
ambientati nella Belle
Époque
napoletana proprio negli
anni di Jack the
ripper, nel 1884 quando
Napoli è
una città ricchissima, la terza città più grande del mondo dopo
Londra e Parigi. Napoli era piena di ricchezze e miseria molto simile
alla Londra dello
Squartatore”.
I
suoi
autori preferiti?
“Simenon
e McBain”.
Ci
può fare spoiler sul
prossimo libro?
“Sì,
dovrebbe uscire un romanzo ambientato nella Napoli del 1885. Dopo il
colera del 1884 che fece 10.000 vittime nell’arco di poche
settimane, poi la città fu trasformata urbanisticamente. C’erano
tanti architetti e poi c’è qualcuno che ammazza gli architetti.
Insomma, questa è
una parte della storia”.
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