La tragica maledizione della J 27. Un legame rosso sangue tra gli artisti con la J nel nome

Ne discutiamo al Club del Giallo e dei Delitti di Carta di Gialli.it. Ci vediamo sabato 27 Gennaio 2024. Nulla è lasciato al caso.  


di Marzia Siano

È il 1969, Brian Jones muore affogato in piscina. Aveva 27 anni. È il 1970, Janis Joplin muore di overdose e Jimi Hendrix asfissiato nel sonno. Avevano 27 anni. È il 1971, Jim Morrison muore per insufficienza cardiaca. Aveva 27 anni. È il 1972, Linda Jones muore per coma diabetico. Aveva 27 anni.

Li lega un filo rosso sangue. Uniti da una J come quando a scuola si crea sintonia tra chi ha lo stesso nome.

“Anche io mi chiamo Giulia”, “Abbiamo lo stesso nome”, ridono di gusto le bambine a sei anni.

Ma per chi ha una J nel nome, la reazione è capovolta. Non è più l’ingenua comicità dei sei anni. Ma tragica caducità dei 27.

Morti che nei primi anni Settanta del Novecento, come rintocchi, colpiscono e affondano i cantanti di 27 anni.

Inizialmente le coincidenze passarono inosservate. Si diede la colpa al loro stile di vita.

Sesso, droga e rock n roll. “Jones drowned while drunk and drugged”. Oppure “Jimi Hendrix died, was drug overdose”. Qualcuno poi notò la stranezza dei fatti e sui giornali s’insinuavano timidi titoli come quello del New York Post del 9 luglio 1971: “3d Rockstar, Jim Morrison, Dead at 27”.

Ma la spiegazione continuava ad essere una e sola: droga.

La serialità omicida acquisì vera visibilità solo nel 1994, quando il cantautore Kurt Cobain venne ritrovato morto nella sua villa sul lago. Aveva 27 anni. Tra l’opinione pubblica dilaga in fretta il mito della J27 e sui giornali a gran voce si coniano espressioni come Club of 27, The Forever 27.

“Gliel’avevo detto di non entrare in quello stupido gruppo”, disse la mamma di Kurt Cobain in un’intervista.

Fu quello il tocco di bacchetta magica che colorò di mistero la vicenda. Da quel momento, realtà e fantasia si fusero e nacque una leggenda: LA MALEDIZIONE DELLA J27.

Si iniziò a parlare di patto con il diavolo. Gli albori si fecero risalire al 1938 quando moriva il chitarrista blues Robert Johnson. Aveva 27 anni. La sua visione del diavolo e la sua temporanea sparizione furono lette come l’inizio di una maledizione senza fine. Ma di questo è meglio parlarne davanti ad una fumante tazza di caffè al Club del Giallo e dei Delitti di Carta.

Come il Dottor Faust donò la sua vita al diavolo per la conoscenza assoluta, così i cantanti della J27 avevano siglato un accordo con il male in cambio della fama. E non era un patto segreto, le loro canzoni lo gridavano al mondo. The Rolling Stones, con Brian Jones alla fine degli anni 60, cantavano Sympathy For the Devil.

Jim Morrison si faceva chiamare anche Mr Mojo Risin’, un nome che rimanda ad un mondo oltre i sensi, una magia occulta, in cui lo stesso Jim diceva di immergersi durante i concerti trasformandosi in uno sciamano.

Erano gli anni del satanismo, la curiosità per l’occultismo dilaniava tra i giovani e l’odio per il mondo presente si fondeva con l’amore per il rock e l’utilizzo di droghe psichedeliche. Come lo Ying e lo Yang.

I misteri sulla pratica occulta di magia nera avevano un grande potenziale: distraevano la popolazione dalla cinica realtà di quel tempo. Insoddisfazioni, insicurezze, infelicità. Ed è chiaro che l’opinione pubblica era attratta dagli enigmi del paranormale piuttosto che dalla cruda verità.

Ma quindi come si spiega il club dei 27? È complottismo? È costruzione dei mass media per distrarre il popolo? È segreto che nasconde verità sui fenomeni che vanno oltre la fisica? È davvero il rock, il genere del male? Cosa cela quel 27? E perché quella J?

Ne discutiamo al Club del Giallo e dei Delitti di Carta di Gialli.it. Ci vediamo sabato 27 Gennaio 2024. Nulla è lasciato al caso.  

 

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