Lo scrittore e cronista di “nera” Giovanni Taranto sul caso di Jack the ripper

 


di Marzia Siano

Siamo ad uno degli eventi della rassegna Caffè Noir promossa dal Club del Giallo e dei Delitti di Carta di Gialli.it presieduto da Ciro Sabatino, direttore del Festival del Giallo Città di Napoli, e dalla giornalista Anita Curci, direttrice del periodico Gialli.it

Domenica 17 dicembre 2023, il Club si è riunito per analizzare il caso di Jack lo Squartatore e delle sue vittime. L’assassino di Whitechapel che dalla fine degli anni Ottanta all’inizio dei Novanta dell’Ottocento terrorizzò le donne, e non solo, della Londra vittoriana.

Omicidi, quelli di Jack lo Squartatore, che fanno pensare a un “delitto di carta”. E invece no, è tutto vero. Siamo di fronte ad uno dei casi di cronaca nera più misteriosi della Storia. Non a caso, il Club del Giallo e dei Delitti di Carta ha scelto proprio un giornalista esperto del settore, Giovanni Taranto, per discutere della questione.

Davanti a una tazza fumane di caffè, Giovanni Taranto ha risposto alle nostre domande e soddisfatto una parte della nostra grande curiosità.

Giovanni, si presenti per il mondo dei Delitti di Carta Young.

Sono un giornalista da oltre quarant’anni, mi occupo di cronaca nera, giudiziaria, investigativa. Insegno giornalismo e faccio corsi in diverse università anche per master in criminologia di alta specializzazione. Il mio impegno è anche molto nel social, insegno difesa femminile e ho fatto dei corsi gratuiti per i minori a rischio. Insegno anche agli operatori dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Ho fatto corsi nei centri di igiene mentale, in questo caso più improntati sulla gestione dell’autocontrollo e dell’equilibrio interiore. Sono anche un grande appassionato del modellismo, infatti prima del Covid ho ricevuto l’Oscar Mondiale del Modellismo, ma questa è una divagazione”.

In merito all’evento di oggi, quali suggestioni ha avuto un caso come quello di Jack lo Squartatore sugli scrittori?

Sugli scrittori sicuramente molto, ci sono persone che ci hanno costruito intere carriere e non è neanche sbagliato visto che è uno dei casi iconici della Storia del crimine. È anche vero che ci sono casi molto più clamorosi: oggi ho citato quello del cosiddetto Holmes americano. Henry Howard Holmes a cui vengono attribuiti dai 150 ai 200 omicidi con un apparato costruito appositamente, con botole, vasche d’acido. Cose che neanche la più sfrenata fantasia di uno sceneggiatore potrebbe ideare e invece lui l’ha fatto davvero. Ci sono casi eclatanti da cui si può prendere spunto e che sicuramente influenzano la mente di uno scrittore che si occupa di crime e di gialli. In tanti anni di carriera ho visto casi di cronaca nera di tutti i tipi, dalla criminalità organizzata ai casi di sangue personali di odio, gelosia, etc, e posso dire che la realtà offre moltissimi spunti che vanno oltre la fantasia. Alla fine, credo che non ci sia bisogno di inventare nulla, se cerchi bene nella realtà, trovi spunti. Ad esempio, nei miei romanzi solo la trama principale è inventata. Poi tutto quello che scrivo sono casi reali, magari cambio qualche dettaglio ma tutti i dati sono veri. Nel mio ultimo libro, Mala fede, c’è una parte in cui dico che la sera non c’era la luna. E se tu vai a vedere il lunario di quell’anno, veramente non c’era la luna. Tutto vero”.

Dal punto di vista giornalistico, un caso come quello di Jack lo Squartatore come verrebbe trattato nel presente?

Oggi i mezzi sono altri. Probabilmente sarebbe stato anche risolto molto velocemente. Dal punto di vista giornalistico sarebbe stato il cosiddetto “fattone”. Un “fattone” di cronaca nera che avrebbe tenuto banco per mesi sui giornali e che sarebbe stato il titolo di apertura dei quotidiani, dei periodici, TV e web. Però ti dico anche che oggi con il web, un caso come questo avrebbe scatenato una caccia all’uomo terrificante. Probabilmente d’altro canto oggi Jack lo Squartatore non avrebbe potuto agire così perché ci sono telecamere dappertutto, telecamere pronte a riprendere qualsiasi cosa. E ci sarebbero stati talmente tanti elementi, anche video, a disposizione degli investigatori che si sarebbe arrivati ad una soluzione molto velocemente. A parte analisi del DNA, profiling, analisi comportamentale. Poi, oggi siamo tutti schedati e quindi i nostri movimenti sono costantemente monitorati. Tutto meno anonimo. Infatti, io ambiento i miei romanzi alla fine degli anni Novanta, dove ancora tutto questo non c’era. Non c’erano banche dati, non c’erano telecamere, non c’erano esami di Polizia Scientifica così avanzanti. Lo faccio per dare un’impronta più legata a quello che è il personaggio, alla sua capacità intuitiva e investigativa. Oggi scrivere un giallo sui temi che affronto io, sarebbe completamente diverso perché le indagini sono fatte in maniera completamente diversa. A me invece interessa andare a fondo sui personaggi, sulla loro psicologia, sul loro metodo investigativo. Oggi chi si muove, sa di avere una telecamera che lo scruta ogni momento, all’epoca no”.

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