James Douglas Morrison e la maledizione della J27

Di Lorenzo Mazzocchi 

La via degli eccessi conduce al Palazzo della saggezza”: l’aforisma, tratto dalla raccolta di testi prosaici Il matrimonio del cielo e dell’inferno del poeta settecentesco William Blake, ponendosi in netta contrapposizione a quell’aurea mediocritas di oraziana memoria (in medio stat virtus), probabilmente è in grado di raffigurare al meglio l’emblematica ed eccentrica personalità dell’artista “maledetto” Jim Morrison, nato a Melbourne, in Florida, nel 1943 (in un contesto geopolitico tutt’altro che idilliaco, forse un presagio della sua “sciagura”?). Si allude, con l’uso di questa terminologia, al decesso, a soli 27 anni, in una vasca da bagno a Parigi (un tòpos artistico-letterario che si rinviene anche nel dipinto di Jacques-Louis David, La morte di Marat), tanto da inquadrarlo concettualmente a pieno titolo tra gli artisti della J27. Con J27 s’intende un gruppo di intellettuali accomunati da un’esistenza caduca, sebbene non effimera, in quanto tendente verso l’infinito attraverso una pulsione tipica del Romanticismo, lo streben, vale a dire l’insofferenza nei confronti dei vincoli dettati dalla quotidianità, monotona e normalizzata, al fine di trascendere la realtà per come è percepita, rigettando le “forme a priori” kantiane, quali lo spazio, il tempo e le categorie (“Break on through to the other side” recitano i The Doors, di cui Jim era frontman, alludendo il nome della band alle “Porte della percezione”, menzionate nella prosa di Blake che, una volta dischiuse, come il “velo di Maya” di Schopenhauer, consentono di raggiungere l’Infinito).

Avrà letto anche Leopardi, oltre ai vari Baudelaire, Rambaud e Nietzsche - per la perenne prevalenza dello spirito dionisiaco delle passioni su quello apollineo della razionalità e dell’ordine - il genio del rock, autoproclamatosi “The lizard king”?

Non lo potremo mai sapere né comprendere appieno, così come aleggiano permanentemente circostanze misteriose sulla sua morte e una Verità universale forse non sarà mai raggiunta. Ma se fosse questo il messaggio tramandatoci da Jim, ossia di non arrestare mai la ricerca della conoscenza e di non accettare dogmi precostituiti? Sicuramente emblematica in tal senso è l’incisione in greco sulla sua lapide: “seguendo il proprio demone”.


Siamo anche su:

Instagram: @irregolaridelfestival

tiktok: @irregolaridelfestival

youtube: @gialli.itdossiermisteri

 

© Riproduzione Riservata


Commenti