Una nuova luce sul Principe di Sansevero: la chiave di lettura di Stella Cervasio

 


Intervista di Gaia Bortone

Articolo a cura di Claudia Siano

Ad uno degli eventi della rassegna Caffè Noir promossa dal Club del Giallo e dei Delitti di Carta di Gialli.it abbiamo intervistato Stella Cervasio, in seguito al suo brillante intervento sul caso Sansevero. Prima di riportare l’intervista, qualche piccolo cenno concernente il caso. Chi era il Principe di Sansevero? Non abbiamo troppi strumenti per rispondere a tale domanda, che, dunque, rimane aperta.

Un personaggio storico sicuramente, che, però, è stato ricoperto di ingiurie, fu segretario di Camera di Carlo di Borbone. Altra questione, riguarda sicuramente la sua morte, non si capisce di cosa sia effettivamente morto, forse di una qualche malattia dovuta a ciò che produceva in laboratorio. È stato “l’uomo della meraviglia’’ come ci ha spiegato la giornalista Stella Cervasio durante l’evento del 13 gennaio.

Ma che fine ha fatto il corpo del principe? Quanto c’è di storia e quanto di leggenda? Quanto il folclore napoletano ha influito nell’eredità di un uomo tanto multiforme quanto geniale? Tantissime le domande che vibrano come fantasmi dietro i palazzi della città di Napoli. In tale guazzabuglio di dubbi e curiosità, abbiamo provato a cercare qualche risposta da Stella Cervasio, che ci ha aiutato a fare luce sulla figura del Principe.

 

 Stella, si presenti per il mondo del Club dei Delitti di Carta Young:

“Sono Stella Cervasio, nata nel 1961 a Napoli, appassionata di America, di tutti gli animali e dei misteri che spesso mi attirano, ma soprattutto mi occupo di arte. La cappella di Sansevero è uno dei templi più affollati di arte e si può dire che è un tempio di fondamentale importanza per i Beni Culturali’’.

Oggi abbiamo discusso della misteriosa figura di Raimondo di Sangro, il principe di Sansevero. Secondo lei si trattava più di uno scienziato o di un ciarlatano?

“Sicuramente più vicino ad uno scienziato: era una persona che si dilettava a suscitare la meraviglia negli altri; quindi, ha commissionato statue che potessero essere al limite delle capacità umane, ha inventato delle cose (‘invenio’ significa trovare) quindi ha trovato, ha scoperto delle cose e le ha applicate. Sappiamo che fu in grado di creare una stoffa che potesse respingere l’acqua, dei colori che erano suscettibili di entrare all’interno del marmo di Carrara e di farlo diventare da bianco a colorato. Cos’è il mistero del fuoco eterno?, il fuoco eterno è in realtà un fenomeno fisico. Molte delle cose che lui trovava erano frutto di fisica e chimica, quindi non era assolutamente un ciarlatano”.

Era un vero e proprio scienziato, dunque.

“Direi più un inventore”.

Perché nascono così tante leggende intorno al principe di Sansevero?

“Perché vive in un posto di Napoli che fino a prima della gentrificazione era popolato da napoletani di cultura diciamo più limitata, quindi tutto quello che vedevano, lo facevano attraverso le sue vetrate o attraverso quello che lui faceva, o si diceva facesse. Raccontavano all’esterno alle persone alle sue dipendenze, erano cose che potevano assumere l’importanza di una valenza soprannaturale. In realtà, lui non ha fatto nessun patto col diavolo e nessuna stregoneria, non ha mai inventato pozioni o cose di questo genere, era semplicemente un curioso dell’epoca dell'Illuminismo che nella scienza trovava la ragione anche di tante cose. Poi è stato un massone, non per molto tempo, ma si è nutrito anche della scienza della massoneria”.

Lei ha scritto anche una storia sul principe di Sansevero: com’è nata l’idea? Cosa l’ha ispirata?

“La storia che ho scritto diversi anni fa (Il mistero del fuoco eterno) mi fu chiesta perché era nata una collana che era ispirata al piccolo principe di San Sereno, che non era il principe di Sansevero, ma nel libro noi lo facevamo essere un suo discendente, che in realtà non è mai esistito ovviamente, in una città che diventava un po’ magica, raccontando l’avventura di questo piccolo principe; è una storia per ragazzi, al massimo arriva ai dodici anni. La mia storia è ambientata a Venezia, da dove proveniva, neanche a farlo apposta, uno degli scultori più bravi e capaci della cappella di Sansevero, cioè il Corradini, e quindi, molte delle cose che lui ha fatto, trovano un riscontro anche in presenze scultoree nella città di Venezia. Questo libro purtroppo non ha avuto molta diffusione perché le cose, insomma, a Napoli vanno così”.

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