Protagoniste tutte le donne che vanno preservate, rispettate, amate e capite nell’ultimo romanzo di Laura Marinaro “La fanciulla degli ori”

 


Di Claudia Siano

 

S’intitola “La fanciulla degli ori” e sottotitolata “Un’indagine da Milano ad Altamura tra delitti e una maledizione millenaria”, Mursia Editore, l’ultimo romanzo di Laura Marinaro, da anni impegnata come giornalista “crime” per il giornale Giallo.

Sin dalle prime pagine, a caratterizzare il romanzo è la fluidità, la capacità di seguire le giornate nella semplicità di Caterina Ferrari, con la quale sin da subito si empatizza pur non conoscendo dal principio la sua storia. Come rivela il sottotitolo, il libro prende forma tra due città, tra loro distanti e opposte, sia geograficamente che storicamente, Milano e Altamura, le quali possiedono e incarnano due mondi differenti, e sono le due anime di Caterina. Milano per la protagonista rappresenta la vita quotidiana, fatta di frenesia, lavoro, dove tutto scorre veloce e non si riesce a ritagliare del tempo neanche per conoscere bene una persona, pur vivendoci insieme. Milano è caos, al contrario di Altamura, che diventa caos, e lo diventa ancor più della città meneghina. Altamura si trova in provincia di Bari, nota per il rinvenimento dei pochi resti di scheletro umano interi risalenti al Paleolitico. A proposito di ciò, Caterina è un’archeologa, e la materia riveste una rilevanza notevole in questo luogo, proprio in quella cittadina pugliese dove il padre le ha lasciato una casa, un appartamento che dovrebbe vendere, ma con il quale non riesce a chiudere mai del tutto i legami. Altamura sarà caos e ordine per Caterina, rifugio in cui scappare ma anche da dove scappare. Milano e Altamura, inoltre, incarnano i due amori di Caterina, Marco e Luca, due uomini tanto diversi da confondere la ragazza, un po’ come le due città in cui si muove.

Al centro di tutto si pone un’indagine complessa, che riguarda due femminicidi collegati tra loro e uniti dal legame insito e viscerale con la protagonista, ma non solo. La questione si fa più complessa, quando Caterina ad Altamura scopre qualcosa di “grosso”, eccellente qual è nel suo mestiere, qualcosa che riguarda l’archeologia, qualcosa di attinente con il titolo del libro, “la fanciulla degli ori”. Ma che ruolo ha la scoperta archeologica di Caterina con due femminicidi? Proprio questa è la costruzione incredibile che percorre il romanzo di Laura Marinaro, che permette di non far staccare il lettore dal libro, fino a quando, non riesce a mettere insieme i pezzi. Troppe le domande, troppe le coincidenze, eppure una spiegazione, alla fine del libro, l’autrice riesce a darla, completando un cerchio ad anello, perfettamente circolare, iniziato nelle prime pagine. Potrebbe già sembrare abbastanza la trama di questo thriller, e invece l’autrice riesce a infilare persino qualcosa in più, la storia di ciò che precede il presente di Caterina, vittima della maledizione che colpisce la sua famiglia, e sua zia, che si trova in carcere, cui è molto affezionata, con la quale scambia numerose lettere, e si confida, nella maniera più sincera che conosce, rispetto a quanto faccia con chiunque altro all’interno del romanzo, esprimendosi attraverso penna e carta. La zia Alina è personaggio onnipresente, pur comparendo poco nelle scene descritte, si parla solo di quanto, la sua condanna, ritorni sempre, inevitabilmente, nella vita di Caterina, vittima due volte di quanto successo alla zia, e tre volte vittima per quanto succederà a lei. Un’indagine che sa lasciare col fiato sospeso, dove tutto, però, riesce ad avere un senso, dove non rimane nulla di incompiuto, che ricorda, per certi versi, nel caso della seconda vittima, l’indagine condotta per il caso Yara, anche citato all’interno del libro. Ciò che rende, però, il romanzo diverso dal canonico thriller è la verosimiglianza con la realtà, Caterina è una di noi, è una donna, forte e fragile allo stesso tempo, che ha una vita normale, un lavoro normale, un fidanzato normale, o almeno è quello che crede. Insomma, nulla di speciale, affronta le difficoltà giornaliere, è fatta di emozioni, ma anche di pulsazioni momentanee, di ripensamenti, di sensi di colpa, non è la classica protagonista immune ai turbamenti, né tantomeno la classica vittima.

Con la storia della protagonista si entra a gambe tese nel mondo di una ragazza giovane con le sue paure e i suoi successi, ma soprattutto con i suoi rapporti professionali e interpersonali, non sempre facili, anzi talvolta è proprio la vita privata ciò che la influenza maggiormente, migliorandole o peggiorandole le giornate, non è immune neppure ai giudizi degli altri. Laura Marinaro costruisce un identikit anche dell’assassino degno di nota, del quale si può sospettare e non sospettare in ogni pagina, ma che, allo stesso tempo, rende indispensabile la riflessione, su quanto ci possa essere di scontato e quanto ci possa essere invece di inaspettato nel romanzo, quanto nella realtà e nella vita quotidiana. Un libro che ha il sapore della scoperta di una brutta verità, pesantissima sul momento, quanto indispensabile e un sollievo col passare del tempo. L’autrice guida passo dopo passo, traccia dopo traccia alla costruzione di un’idea, il lettore quale vero investigatore di quel caso che risulta complesso ma allo stesso tempo risolvibile, dove gli errori sono fatali, dove si può sbagliare persino il bersaglio, non puntando la mira esatta, e colpire qualcos’altro.

Nel romanzo tutto si intreccia, i sospettati possono essere tutti, anche la stessa protagonista, dove non bisogna mai perdere il quadro complessivo, nulla da lasciare al caso, neppure le minacce che riceverà Caterina attraverso delle lettere. Ecco che l’espediente della lettera torna, Caterina riceve e scrive lettere, le quali movimentano la risoluzione del caso e conferiscono una lente d’ingrandimento sulle motivazioni legate a Caterina, al perché lei c’entrasse con quegli omicidi. Minacce che ricordano le lettere seriali di Jack lo Squartatore che, però, forniscono degli importanti elementi d’indagine, oltre che l’impressione che esista qualcosa di più grande, che possa essere o meno legato all’archeologia, o alla scoperta della protagonista. Un thriller che non lascia spazio alla confusione e al turbamento, dove ogni personaggio ha un suo ruolo specifico, una storia personale che risulta immediatamente chiara al lettore. Tra dinamica e curiosità, un romanzo che non riesce a non essere letto tutto d’un fiato.

La fanciulla degli ori” si presenta al lettore in una costruzione quasi calviniana, riuscendo a chiudere un romanzo in una struttura narrativa perfettamente sistematizzata e premeditata, a vicende alterne, a città alterne, con un unico filo conduttore, le donne. Non è solo Caterina la protagonista, sono tutte le donne, quelle che leggono, oltre che quelle che compaiono nel romanzo, quelle del passato come la fanciulla degli ori, sulla quale aleggiano tanti misteri, e quelle del presente, tutte accomunate da paure e passioni che valicano il tempo e lo spazio. È il romanzo delle donne che vanno preservate, rispettate, amate, capite, anche quando hanno semplicemente dei presentimenti. Laura Marinaro lancia un messaggio forte, nella capacità incredibile di farlo con una scrittura consolatoria, in un’armoniosa compattezza, in grado di conferire, talvolta, una carezza al lettore.

 

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