WULF DORN E LA CONSAPEVOLEZZA DELLA MORTALITÀ
Siamo alla Villa Floridiana nella terza giornata del Festival del Giallo città di Napoli diretto da Ciro Sabatino. Durante l’incontro con Wulf Dorn moderato da Luca Crovi, lo scrittore ha parlato dei suoi scritti.
Dorn è un uomo che ha viaggiato moltissimo, conoscitore delle lingue e dunque con un carattere forgiato dalle diverse influenze culturali che ha conosciuto, le stesse che contribuiscono al suo successo internazionale. Wulf Dorn ha lavorato per lungo tempo con persone traumatizzate, esperienza che ha raggiunto la sua arte dandogli uno sguardo consapevole sulla mente dei suoi complessi personaggi.
Durante l’evento lo scrittore dice che anche la scrittura si è rivelata guarente per i suoi lettori. Infatti ha ricevuto numerose mail, e ai firma copie e presentazioni lo hanno ringraziato per averli aiutati a superare dei momenti difficili.
All’evento si riflette sul ruolo della paura nella vita e nei libri e sulla fascinazione che ne consegue nella ricerca artistica: la morte e la paura fanno parte dell’esistenza umana. Fare i conti con la propria finitezza è indispensabile e l’arte può aiutare ad accettare la propria mortalità, oltre che sulle possibilità dell’esistenza di una vita dopo la morte e sulle comparazioni tra le varie religioni. Provare paura è umano, accettare di provarla però può essere sfidante. Ma la morte non è solo un negativo, non è solo mancanza e rinuncia, è parte integrante della vita. La realizzazione dolorosa della perdita è la spinta che muove i lettori verso i suoi romanzi, un’oscurità volontaria, catartica, scelta, dentro cui è il lettore a detenere le redini della propria oscurità. Significa venire a patti con questa con i propri tempi, senza fretta e senza pressioni esterne.
Wulf presta attenzione anche a diversificare i personaggi dei suoi romanzi, rendendoli più originali e soprattutto facendo in modo che tutti si sentano visti, che la narrazione si sviluppi secondo filoni mai affrontati prima. Uno dei suoi protagonisti è un ragazzo autistico che, abituato ad avere i propri ritmi e le proprie routine, si trova scaraventato in una situazione lontanissima dalla sua comfort zone dopo la morte dei suoi genitori. Oppure, la narrazione sull’indagine dei meccanismi di stalking intrapresi da una donna nei confronti di un uomo, che sono una minoranza statistica (l’80% degli stalker sono uomini nei confronti di donne) ma che possono offrire un punto di vista diverso sulla questione. Una vera e propria indagine sulla deriva del sentimento amoroso, che da nobile si trasforma in ossessione e possesso.
Un uomo multiforme, multi-sfaccettato, che lascia che questa moltitudine di sé contamini i suoi romanzi, rendendoli personali, inediti e mai banali.
Articolo a cura di Gaia Cimbalo
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