Salone di Torino. Joël Dicker e i suoi “animali selvaggi”

Siamo al Salone del Libro di Torino 2024 e un saluto dagli Irregolari del Festival del Giallo città di Napoli. Siamo alla presentazione del nuovo libro di Joël Dicker, intervistato da Linus: “Un animale selvaggio”, già proclamato un grande successo e il più venduto in Italia da qualche settimana. Gli animali selvaggi sono quelli che cacciano di notte ed è per questo che Dicker ha deciso di titolare così il suo ultimo libro. In un mondo pieno di maschere, vanità ed egoismo, ossessionato dall’approvazione altrui, l’autore si è chiesto "fino a che punto i nostri comportamenti sono definiti dalle aspettative degli altri e non dalle nostre". Nel libro, infatti, i protagonisti hanno tutti un passato celato, da sbrogliare, e l’esito dello svelamento è ignoto tanto ai personaggi quanto al lettore. Lo scrittore durante la conferenza disquisisce sul suo metodo di scrittura, paragonandolo alla corsa: "è come percorrere una maratona, bisogna seguire un programma, fare un training, allenarsi e, nonostante la fatica, il piacere e la soddisfazione una volta terminati sono impagabili". Un tratto distintivo di Dicker è il suo utilizzo dei colpi di scena, che rivela essere sempre contemporanei alla scrittura, in quanto si lascia trascinare dalla stessa, senza programmarli precedentemente. Durante l’evento inoltre rivela che preferisce scrivere trame intricate, ma senza avere come protagonista un super-detective quasi superomistico, ma un everyman; in quanto ama le storie che coinvolgono il lettore, facendolo sentire partecipe e dandogli tutti gli elementi per risolvere il caso. Pur componendo libri dall’intreccio complesso ha sempre scelto di non essere troppo crudo o voyeuristico nelle descrizioni di scene violente, poiché egli stesso non ama libri di questo genere e preferisce concentrarsi sul caso invece che sulla violenza. Autore di grandi successi, Joël Dicker è soprattutto un amante del genere e conoscitore dei dispostivi narrativi che catturano il lettore e lo rendono uno dei grandi casi editoriali di questi tempi. 

 Articolo a cura di Gaia Cimbalo 

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