Festival del Giallo città di Napoli. L'Isola del Tesoro con Gigio Alberti e Luca Crovi

 STEVENSON E IL POTERE UNIFICANTE DELLE STORIE 

    Foto di Simone Esposito
 

Siamo alla Villa Floridiana nella terza giornata del Festival del Giallo città di Napoli diretto da Ciro Sabatino. Siamo alla conferenza con Luca Crovi e Gigio Alberti, i quali discutono di alcuni segreti relativi a Stevenson e la sua “Isola del tesoro” con la preziosa lettura di Gigio Alberti, che contribuisce a magnificare l’atmosfera e la conferenza.

Tra i più famosi romanzi di formazione, “l’Isola del tesoro” è diventato parte del nostro immaginario collettivo e grazie al potere immaginifico dell’opera, oggi possiamo apprezzare un’avventura e un rito di passaggio dispiegarsi davanti ai nostri occhi.

Stevenson aveva chiaramente una fascinazione per il viaggio e la vita in mare, per questa ragione si trasferì nelle isole Samoa e cominciò ad identificarsi con la loro cultura e le loro battaglie. Gli indigeni Samoani erano spesso stati definiti dei barbari e selvaggi, ma a differenza dell'opinione pubblica lo scrittore riconobbe in loro un'arricchente diversità e offrì una prospettiva diversa alla propaganda imperialista del periodo che lucrava proprio su questa immagine selvatica dei Samoani. Stevenson imparò la lingua per potersi integrare al meglio e trovò delle similitudini tra quella cultura e la propria: entrambe le società avevano sistemi di clan, in entrambi i casi gli indigeni dovettero affrontare l’occupazione della loro terra e la soppressione della loro cultura.

D’altro canto, l’eloquenza di Stevenson intratteneva e istruiva i nativi, incantandoli con i suoi racconti di storie, sia del folklore scozzese che la reinterpretazione della loro. Con i Samoani Stevenson adottò il nome Tusitala.

Le storie e il folklore diventano un strumento di unione, un ponte tra le diversità che può arricchire gli animi ed aiutarci ad evolvere.

 

Articolo a cura di Gaia Cimbalo

 

 

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