Siamo al Salone del Libro di Torino 2024, un saluto dagli Irregolari del Festival del Giallo città di Napoli.
Alla presentazione del nuovo libro di Matteo Strukul, l’ultimo della sua trilogia “La cripta di Venezia” e “La taverna degli assassini” di Marcello Simoni, entrambi scrittori di gialli storici, durante la conferenza presentata da Matteo Sacchi (giornalista del Giornale con dottorato in Storia) e Raffaello Avanzini (direttore editoriale Newton Compton), gli autori hanno parlato della loro esperienza come scrittori di genere e fornito delucidazioni sul loro metodo per poter scrivere romanzi verosimili.
Hanno sottolineato l’importanza della documentazione, sia sulle cose più banali come gli usi e costumi a tavola, ma anche dello studio del pensiero dell’epoca (libri che si leggevano, indici di libri proibiti perché, se proibiti, vuol dire che erano letti) e dell’iconografia. È importante, inoltre, l’attenzione relativa alla lingua, che deve essere una lingua anticata, abbastanza da immergere il lettore nell’incanto del passato ma senza metterlo in difficoltà con eccessivi tecnicismi, evitando anacronismi che rompano la sospensione dell’incredulità.
Ovviamente, fondamentale è il setting dell’opera che deve essere accuratamente studiato anche in relazione al tempo dell’azione scelto, e visitato per poter vivere pienamente l’esperienza dei personaggi.
In particolare, Avanzini ha ribadito l’importanza di rivendicare il giallo storico ambientato in Italia, che per troppo tempo è stato dominato dalla letteratura estera con risultati disparati, perché, come faceva notare Strukul, non basta documentarsi ma è necessario anche conoscere la cultura, il pensiero. Simoni invece sottolineava come la traduzione può essere arricchimento o ostacolo, a seconda del lavoro del traduttore, poiché inevitabilmente un madrelingua italiano saprà rendere meglio la simulazione della lingua dell’epoca e riprodurre quella musicalità unica dell’italiano.
Articolo a cura di Gaia Cimbalo
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