Festival del Giallo città di Napoli. Gabriella Genisi: Lolita Lobosco con delitti e cucina

 LE PAROLE DI CARTA


Siamo alla Villa Floridiana nella seconda giornata del Festival del Giallo città di Napoli diretto da Ciro Sabatino. All’evento delle 15.00, i partecipanti incontrano Gabriella Genisi autrice di Lolita Lobosco e Chicca Lopez.

Gabriella Genisi nasce come lettrice, da sempre affascinata dalle parole di carta e dal mondo che costruiscono, il cui approccio reputa essenziale per la stesura di un romanzo come si deve. La scrittura arriva a quarant’anni, dopo la morte del padre, momento in cui la sola lettura non riesce più ad essere consolatoria e subentra così un nuovo impulso, quello di scrivere.

Le parole e le storie arrivano a Gabriella “come una magia”, in quanto la scrittrice afferma di non avere immediatamente una linearità mentale precisa e lascia piuttosto che tutto venga da sé. Influenzata da personaggi come Montalbano, Gabriella inizia ad interrogarsi sulla figura della commissaria, tanto presente nella realtà ma totalmente assente nella letteratura italiana. Nasce così Lolita lo Bosco, donna intraprendente a cui mancano le solite influenze comportamentali maschili di solito associate ai personaggi femminili di spicco. Il suo personaggio dimostra infatti una grande forza nella totale femminilità, rappresentata anche dai suoi iconici tacchi Louboutin. Lolita è ispirata ad una vera poliziotta, la sorella dell’ex fidanzato della scrittrice, Letizia la Selva, da cui infatti viene ripreso il cognome “Lo Bosco”.

Dopo ben sette libri, per una boccata d’aria fresca, Gabriella Genisi decide di dare vita ad altri personaggi importanti per i suoi nuovi cicli noir: è questo il caso dell’investigatrice Chicca Lopez o dell’ex fidanzato di Lolita, Antonio Caruso, su cui è basato il libro spinoff “Giochi di ruolo” o infine di Silvia Spider, ispirata alla sua nipotina Silvia.

Oltre agli inconfondibili personaggi è degno di nota anche il suo lavoro di riqualificazione della cucina nel giallo nel romanzo “Spaghetti all’Assassina”. Non è un caso che ormai il cibo venga usato come mezzo per descrivere il territorio, avendo i nostri giallisti una componente fortemente regionale, ma così facendo è andata man mano sempre più affievolendosi la tradizione del pasto utilizzato come arma del delitto, da sempre presente già con Agata Christie e Nero Wolfe.

Tutto questo viene recuperato proprio in questo libro, dove vengono unite entrambe le tradizioni, quella giallista e quella regionale, creando, per così dire, un pasto completo.

 

 

Articolo a cura di Vittoria Ferrante 

 

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