Festival del Giallo città di Napoli. Il caso editoriale dell'anno: Carmen Mola

UN LIBRO E TRE SCRITTORI 



Siamo alla Villa Floridiana nella seconda giornata del Festival del Giallo città di Napoli diretto da Ciro Sabatino. All’evento delle 18.00, i partecipanti incontrano Carmen Mola in persona: i tre autori Jorge Díaz, Agustìn Martìnez e Antonio Mercero.

Per i tre scrittori e sceneggiatori, amici di lunga data, il personaggio di Carmen Mola è sempre stato un gioco, così come anche la rivelazione della sua identità avvenuta sul palco del “Premio Planeta” di fronte a niente meno che l’attuale Re di Spagna. Una rivelazione, la loro, che suscitò però una certa euforia. “Come se avessimo segnato un gol”, perché nonostante i tre inizialmente dubitassero del possibile successo del loro progetto, è innegabile che si sia trattato di uno dei segreti più custoditi della letteratura spagnola.

Un altro dettaglio che fa percepire ancora di più quanto i tre non prendessero troppo sul serio la faccenda è banalmente proprio la scelta del nome “Carmen Mola”, avvenuta scherzando davanti a numerosi bicchieri di birra. Un episodio che spiega anche la natura ironica del cognome “mola” che in italiano si traduce come “mi piace”.

I tre autori, che nascono come sceneggiatori, iniziano a lavorare insieme sul set di una serie Netflix, è qui che viene partorita in modo totalmente casuale l’idea di trasferire il formato della sceneggiatura cinematografica al romanzo: nasce così “La Sposa Gitana”.

Attualmente gli scrittori stanno lavorando al quinto libro di Elena Blanco, “El Clan”, personaggio “con hobby molto italiani” come il karaoke, l’amore per la cantante Mina, i viaggi in Italia e la grappa. In parallelo gli autori mantengono la loro individualità nella scrittura continuando a lavorare ai loro progetti individuali, una scelta che potrebbe risultare ambigua considerando il successo del progetto di Carmen Mola, ma che viene giustificata proprio perché ai tre “manca il fallimento”.

In questo clima del festival è opportuno menzionare che, in Spagna, è Barcellona la città che meglio si presta al genere giallo, omaggiata anche da Camilleri col personaggio di Montalbano, ispirato allo scrittore spagnolo Manuel Vàsquez Montalbàn. Ciò nonostante, i tre autori originari di Madrid, hanno voluto mettere in gioco la capitale per per il titolo di città del giallo, anche perchè è città che a detta loro rende meglio l’effetto chiaroscuro proprio del genere.

Per loro, inoltre, il giallo è un mezzo molto importante per fare critica sociale, ne sono un esempio i problemi del mondo gitano e la corruzione della polizia trattati ne “La Sposa Gitana”. Il punto forte di questo genere letterario è proprio l’attrazione quasi istantanea suscitata nel lettore, con i suoi incipit cruenti accompagnati da sequestri e cadaveri, che riesce poi ad essere approfondita con spunti molto più riflessivi su temi a cui il lettore non avrebbe riposto altrettanta attenzione, fosse stata diversa la materia trattata.

Possono certamente nascere curiosità su come i tre lavorino facendo concordare tutte le loro idee in un unico progetto, ma la realtà è molto più semplice di quello che si pensa. Il modus operandi è lo stesso utilizzato sul set e le discussioni per arrivare ad un progetto finale coeso sicuramente non mancano. Per iniziare un lavoro, gli autori passano circa tre mesi solo a parlare della trama, dei casi e dei personaggi, finché non si raggiunge un accordo. Una volta raggiunto il punto d’incontro viene stesa una scaletta molto dettagliata che può arrivare fino a 100 pagine, e quando terminata il lavoro viene diviso in tre parti. L'elemento chiave di tutto questo procedimento, lo avrete già capito, è: pensare e scrivere come Carmen Mola, senza dare troppo spazio alla propria soggettività. Per riuscirci sono innumerevoli le correzioni fatte a, e per mano di, ognuno di loro. Il grande vantaggio del trio sta proprio nell’umiltà incorporata dovuta alla capacità di interpretare gli errori e le correzioni come un valore aggiunto. 

 “L’umiltà ci fa capire che il nostro errore va bene” si chiude così l'evento sul caso editoriale dell'anno. 

 

Articolo a cura di Vittoria Ferrante 

 

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