Di Anita Curci
Siccome questa terza edizione del Festival del Giallo
Città di Napoli si terrà in Villa Floridiana dal 23 al 26 maggio 2024, penso sia giusto scoprire le
origini di questo parco. Ecco una breve storia.
Il 27 novembre del 1814, a soli due mesi dalla morte
di Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, che non era riuscita a risedersi sul trono
di Napoli dopo la cacciata dei francesi dal suo Regno, Ferdinando I di Borbone
sposò a Palermo Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia e vedova del principe di
Partanna, Benedetto Grifeo. Moglie morganatica (sposa ma non regina), donna
Lucia si dimostrò presto una donna semplice, discreta e, soprattutto, lontana
dagli intrighi politici, che invece avevano avvelenato per anni la regina
austriaca e i suoi rapporti col marito.
Ferdinando
sposò la Migliaccio mentre nelle chiese ancora si celebrava il funerale della prima
consorte. Un legame che non fu ben visto né dalla famiglia di Lucia né dai
figli del re. E quando il principe ereditario, obiettando, ricordò al padre i
trascorsi non proprio “santi” della duchessa, egli gli rispose: “Pienz’ ’a màmmeta.
Pienz’ ’a màmmeta”.
Donna
Lucia era figlia di Dorotea Borgia e del duca Vincenzo, secondogenito del
principe di Baucina; il titolo di duca di Floridia lo aveva ereditato dalla
madre Lucia Bonanni. Alberto Cappelletti in un articolo sulla rivista del
Touring Club Italiano del gennaio 1917, affresca un quadro romantico della
duchessa. “Un ritratto del tempo ce la mostra nella sua giovanile bellezza
severa, eppur soave e pura. (…) La sua bellezza avvinse molti uomini e conquise
persino il cuore di un re, intorno alla cui figura ancor fluttua il mistero:
quel Ferdinando IV di Borbone, detto re Nasone, il cui tempestoso regno fu
attraversato dalla rivoluzione del Novantanove”.
Lucia
non era più giovane quando il sovrano delle Due Sicilie la sposò, eppure
appariva ancora fresca e seducente a 44 anni (era nata a Siracusa nel 1770),
col corpo esile, i capelli neri e folti. Occhi scuri, “splendenti come gemme,
si vuole che ispirassero a Giovanni Meli, il poeta siciliano suo contemporaneo,
la piccola ode famosa Occhiuzzi niuri”.
Dal
primo marito, spentosi due anni
prima a cinquantasei anni, aveva avuto cinque figli. La vita e i fasti della
corte, spiega Cappelletti, non le erano ignoti dalla prima giovinezza e “da
assai tempo, forse, il re era stato preso dalle sue grazie”. La dama, “dal
leggiadro nome primaverile”, fu circondata dal nuovo sposo di devozione e
ricchi omaggi. E non si trattò soltanto di gioielli. Come gesto di riconoscenza
per la serenità del loro matrimonio, Ferdinando le regalò nel 1815, come
residenza di villeggiatura, la splendida villa di origine settecentesca che con
l’annesso parco sulla collina del Vomero, da quel momento, si chiamò
Floridiana.
La
tenuta acquistata nel 1807 da Antoine Christophe
Saliceti ˗ ministro di Polizia a Napoli e massimo consigliere del Ministero
della Guerra alla corte di Giuseppe Bonaparte prima e Primo ministro alla corte
di Gioacchino Murat dopo ˗, passò alla sua morte, nel 1809, alla figlia
Caterina e a suo marito Giuseppe Caracciolo, principe di Torella. Riccardo
Carafa, del passaggio di proprietà al re, racconta un episodio singolare: “Al
principe di Torella, che vendette la villa a Ferdinando IV, capitò un bel caso.
Il re pagò la somma convenuta. Il principe di Torella la depositò nelle mani
d’un banchiere. Il banchiere scappò e Torella rimase senza villa e senza
quattrini”.
L’intera
area venne ampliata grazie all’acquisto dei confinanti appezzamenti appartenuti
al marchese Sinno e al sacerdote don Vincenzo Picone, guadagnando così un nuovo
ingresso verso Chiaja e l’annessione di un piccolo casino, poi denominato Villa
Lucia (dal nome della duchessa), attualmente separato dal contesto del parco.
Questa struttura è ben visibile da via Palizzi.
Villa
Lucia era in origine, nel tardo Cinquecento, luogo di preghiera dei padri
benedettini, poi di villeggiatura dei padri lucchesi intorno al 1650. Divenuta
nel 1807 anche questa proprietà di Giuseppe Saliceti, le sembianze del
santuario vennero riadattate nel 1809 dall’architetto Francesco Maresca. Quando
fu acquistata da re Ferdinando, dopo che il Congresso di Vienna, esiliato
Napoleone, aveva riportato i vecchi sovrani ognuno sul proprio trono, fu
risistemata contestualmente ai lavori svolti nell’intera area della Floridiana
da Antonio Niccolini, grazie al quale possiamo ammirare la facciata in stile
pompeiano e il portico a quattro colonne a immagine e somiglianza di un tempio
dorico.
Tornando al complesso della Floridiana, l’architetto
Niccolini tra i primi lavori di riordino ci mise la sostituzione del cancello
principale con quello oggi ancora esistente. Attento a creare un rapporto
armonioso tra mattone e natura, il progettista toscano, dedicatosi a tale progetto
dal 1817 al 1819, rimodernò la palazzina originaria semplificando quelli che
erano i gusti neoclassici del momento. Ingentilì la facciata con la monocromia
degli stucchi, contrapposti a materiali sostanzialmente diversi, impiegati per
le rifiniture del pian terreno, progettato e realizzato in pietra lavica. La
struttura nel suo complesso a pianta rettangolare, fu ingrandita grazie a due
ali adiacenti laterali, destinate ai luoghi di servizio. La facciata a
settentrione, considerata da sempre quella principale, fu organizzata su due
piani lineari, con quell’essenziale raffinatezza che gli abituali frequentatori
del parco oggi conoscono.
Quella rivolta a meridione, benché utilizzata come
ingresso secondario, è tuttora ritenuta, rispetto all’altra, più bella e
spettacolare, soprattutto grazie alla scala a tenaglia che la incornicia simmetricamente
con due armoniche rampe in marmo. E, poi, la lunga scalinata che conduce in
basso, verso lo strepitoso belvedere, dove da un lato si nasconde un delizioso
tempietto in stile ionico.
Questa facciata a causa del
notevole dislivello del suolo, venne articolata su tre piani culminanti con un
attico a balaustre, sormontato da una meridiana inserita fra due cornucopie,
che da allora scandisce il tempo guardando l’ampiezza del Mediterraneo
dirimpetto.
Il Festival del Giallo Città di Napoli diretto da Ciro Sabatino e presieduto da Maurizio de Giovanni si svolgerà in varie aree della Floridiana, tra cui lo scalone panoramico, il tempietto ionico, l'area bar, l'auditorium e il vestibolo. Si ringraziano il MiC, Massimo Osanna, Luana Toniolo, Ilenia Gradante per il costante interessamento e appoggio.
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