"Dalla Spagna il fenomeno editoriale degli ultimi anni: Javier Castillo". Terza giornata di Festival del Giallo
Di Gaia Cimbalo
Siamo alla terza giornata del festival del
Giallo città di Napoli, alla presentazione, diretta da Luca Crovi, del recente
libro di Javier Castillo “La crepa del
silenzio”, l’ultima indagine per Miren Triggs. La donna creata dalla
penna di Castillo è una professionista capace e in gamba, ma non per questo
fredda e calcolatrice; anzi, la sua empatia e la sua abilità di connettersi
all’altro è la sua forza principale nonchè quello che rende la saga unica e aumenta la percentuale di carica drammatica, soprattutto in un romanzo thriller dove sono gli eventi
ad essere in primo piano. Un ruolo chiave del romanzo è la memoria: “siamo
fatti dei frammenti delle storie che vorremmo dimenticare”, i momenti di
dolore, a malincuore, ci definiscono e ci formano. Il dolore è un momento di
formazione e allontanarlo, provare a dimenticare, non lo rende meno reale,
significa solo sottoporsi ad una tortura continua, alla ricerca di una vendetta
che non ci riporterà indietro la nostra antica essenza. L’unica cosa che
permette davvero di andare avanti è accettare il dolore, capire che esso ci
appartiene e ci definisce, non è un qualcosa di alieno. Cambiare prospettiva è
l’unica cosa che può liberarci.
Durante l’evento l’autore sottolinea per
lui l’importanza della costruzione di un mistero coerente. Per Castillo, la scrittura è come
la creazione di un puzzle, un gioco fra l’autore e il lettore: ogni capitolo,
ogni indizio è un pezzo del puzzle che si aggiunge e che contribuisce alla
comprensione del quadro complessivo. Il testo diventa così un dialogo tra lo
scrittore e il suo pubblico.
La saga è approdata recentemente anche sul
piccolo schermo, ma nella trasposizione sulle piattaforme digitali
l’ambientazione cambia: dalla New York libresca alla Malaga virtuale. Castillo
motiva la scelta dell’America come un
everyplace, la sua vuole essere un’invettiva al giornalismo attuale, troppo
spesso sensazionalistico e morboso, incapace di offrire una verità oggettiva. L’intenzione
è presentare una propria versione della realtà. Una denuncia ad una stampa che
perde sempre più la libertà in un mondo che cerca sempre più di privarcene.
Il cambiamento dall’America alla Spagna è
una necessità della trasposizione, ma la scelta di Malaga è un grande omaggio
alla sua città natale, che assume tinte nuove. Una città che spesso viene
relegata solo alla sua immagine turistica e stereotipica, ma che adesso assume
interesse anche grazie alle sue ombre inedite. Una saga che è un inno alla libertà e alla
ricerca del sé, una volontà di reclamare quella nostalgia del passato, un po’
di pace e di silenzio in un mondo che corre inesorabile.
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