Di Claudia Siano
L’evento che apre la seconda giornata di Festival del Giallo vede protagonisti Stefania Crepaldi, editor freelance e scrittrice e Claudio
Panzavolta, editor e scrittore. A moderare l’incontro Denise Antonietti, la
quale chiede agli autori quanto la mente dell’editor disturbi nella stesura di un
romanzo, cercando di capire come si faccia a spegnere quella parte lì.
Innanzitutto, è emerso che lo scrittore editor non può essere l’editor di sé
stesso. Non sembra essere semplice scollarsi di dosso le storie degli altri,
perché secondo Panzavolta lo sguardo sulla storia rimane addosso. La sua
modalità di scrittura, infatti, è ricavarsi periodi di full immersion, senza
schemi. Non la pensa allo stesso modo Stefania Crepaldi che si occupa di
formazione, con una propria agenzia letteraria editoriale e conosciuta per il suo metodo sulla progettazione narrativa. Racconta la Crepaldi che la sua
tendenza è quella di evitare che il testo arrivi troppo sporco in casa
editrice, insomma il buon editor deve riuscire a penetrare nella voce e nella vita di
un’altra persona. Tra le sue ambizioni nei confronti della scrittura, quella di
imparare qualcosa di sé stessa. La domanda chiave per la Crepaldi editor è far
chiedere agli altri: "cosa voglio dire io a queste persone?", nel tentativo di
ampliare il dialogo dei suoi clienti con i futuri lettori, cercando di
indirizzarli al meglio.
La storia di cui ci ha parlato Claudio Panzavolta nel
suo ultimo libro “Lascia stare i morti”, ambientato a Faenza negli anni ’80, un
periodo storico contraddittorio che coincide con l’inizio della fine della
Prima Repubblica, è poiché la scelta del protagonista ricada su un partigiano.
Centrale è la provincia non solo romagnola ma la provincia d’Italia in
generale.
Stefania si inserisce nel genere del
cozycrime, imbandito di darkhumor. Racconta della sua protagonista
Fortunata, una Tanato Esteta, che si occupa di
truccare i defunti, ma che in realtà coltiva il sogno di fare la
pasticciera, attività che conduce a tempo perso. Fortunata è una ragazza immersa nella
morte, che viene inserita nell’azienda di famiglia e che deve fare questo, anche se non è il
suo sogno. Eppure, la morte in questo cozycrime, "Dimmi che non vuoi morire", aleggia come uno spettro, quella morte "che è sempre un tabù" dice Stefania
Crepaldi, la quale aggiunge che persino i Romani andavano a banchettare sulle tombe
dei morti.
All'incontro si torna a parlare di radici, del fatto che il posto in cui nasci e
cresci un po' ti incastra, lo dimostra la Faenza di Panzavolta, cui tre dei suoi libri
sono ambientati lì.
Stefania Crepaldi racconta della sua esperienza come partecipante al contest di IoScrittore, che vince nel 2021, racconta di volersi confrontare con i lettori, di non aver
voluto seguire la strada più semplice, di volersi mettere in gioco.
E per finire, che tipo di editor sono Panzavolta e Crepaldi? Il primo racconta che è
imprescindibile capire se un romanzo funzioni, se lo fa va bene così. Per
Panzavolta l’editor si mette al servizio dello scrittore, fa in modo di
aiutarlo ad arrivare ad una massima compiutezza. Per la Crepaldi invece un modo di fare editing, il suo modo, è quello di fare scommesse, lavorare per
maieutica. "Si scrive per cercare uno specchio" conclude la scrittrice.
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