"Martin Rua e il suo Principe di Sansevero". Prima giornata di Festival del Giallo

 

Di Fabio Gaudiosi

Martin Rua racconta il Principe di Sansevero al Festival del Giallo. 
Avvolto dal mistero, da un’inaccessibilità lontana, mistica, inarrivabile, Raimondo di Sangro trasformò una cappella gentilizia in un luogo simbolico, nascosto, interpretabile. L’autore napoletano regala al pubblico del Festival una storia, quella di uno tra i personaggi più enigmatici della città più misteriosa del mondo. 
Martin Rua legge uno scritto, un racconto immaginato come un inedito del Principe di Sansevero e destinato a tutti coloro si avvicinino alla sua figura. La sua vita, l’abiura, la necessità di nascondere il proprio genio: tenendo traccia dei suoi esperimenti il pubblico ne comprende il mito. Infatti, persino il sangue di San Gennaro non sfugge ai suoi studi: riuscendo a spiegare scientificamente il fenomeno, fu costretto a renderne conto ai potenti del tempo. Sempre obbligato a giustificarsi, a rendere conto della propria ricerca. “Il suo è un libro di marmo e di stucco”, di colore e luce. Il suo è il linguaggio dell’alchimia: quando tutto finisce resterà per sempre il segno della sua storia. Vilipendio, allusioni, illazioni: il Principe di Sansevero fu pronto a sfidare il peso dell’ignoranza, dell’incredulità che sempre sorge dinanzi alla scienza. Per colui che ignora è più facile credere all’intervento divino del soprannaturale, giustificandosi nel ragionamento che non sia possibile realizzare ciò che non può essere immaginato. Non elevandosi al di sopra delle proprie meschinità, il vile sfugge al segreto della conoscenza. Ma ci sono spiriti eletti che studiano i segreti processi della natura, tentando di riprodurli in laboratorio, cercando di ottenere creazioni sempre più perfette. 
Raimondo di Sangro ha reso all’umanità un’opera viva che si svela mano a mano, nascosto dai segreti della verità. “La cappella sarà un libro di marmo, un laboratorio, una sala da concerto per il potere dell’alchimia di divenire musica”.
Il simbolo massone più forte della cappella è nel basamento del Disinganno, mostrando il Cristo che dona la vista al ceco. Cosa c’è da vedere nel bassorilievo, che simbolismo nasconde? La spalla sinistra disvela la cerimonia massonica di iniziazione, il fulcro attraverso il quale capire l’intera creazione del Principe. Bisogna ascoltare le sculture, la serenata alchemica che si nasconde al loro interno. La Pudicizia è la materia estratta dalla terra, il Disinganno ciò che la svela, il Cristo Morto la materia che sta per risorgere. Un ultimo suono. Il pubblico applaude: l’assolo finale, serenata del principe di Sansevero e di Martin Rua. 

 

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