"Marcello Simoni alle origini dell'Incubus". Terza giornata di Festival del Giallo

Di Fabio Gaudiosi

Il valore è nei dettagli. È questo il punto su cui Marcello Simoni pone maggiormente l’attenzione nel corso dell’evento tenutosi al terzo giorno del Festival del Giallo città di Napoli 2025. Marcello Simoni ama le parole, la costruzione della frase nella sua estetica, nella bellezza che assume con la sua sonorità. Come il nonno falegname, l’autore si descrive come un artigiano che costruisce con cura e sapienza i mobili dei suoi palazzi fatti di parole. L’attenzione alla prosa, nella necessità di costruire romanzi che siano capaci di portare il lettore dietro nel tempo. La scelta della lingua nel giallo storico è decisiva, con la consapevolezza che l’ambientazione comporterebbe l’uso del latino: dunque, diventa ancora più importante scegliere una scrittura adeguata, coerente con l’epoca della storia, rendendola però comunque fruibile per la narrazione.  
Nel giallo storico andare alla ricerca delle fonti storiche è necessario, ma spesso è anche complesso, quasi impossibile, per la mancanza di elementi conservati negli archivi. Diventa dunque imprescindibile fare uso in questi casi di quella che viene definita come “archeologia sperimentale”, immaginando soluzioni ogniqualvolta vi fossero delle lacune, seguendo la regola della verosimiglianza. Non si tratta di dimostrare al lettore quante cose si sappiano, ma di mettere al servizio del romanzo le proprie conoscenze, senza mai forzare la progressione degli eventi. Non è sempre semplice affrontare la Storia quando è avvolta tra realtà e leggenda, riuscendo a raccontarla fedelmente: ciò necessita di meticolosità, metodicità, senza però rinunciar al fascino dell’improvvisazione. Solo così l’autore può giocare, mettendosi in discussione, cogliendo il momento della narrazione senza precludersi la possibilità di decidere all’ultimo istante. Nel raccontare la storia non si può prescindere dall’immaginazione: le parole sono strumenti che assumono una forma dentro la nostra testa, che consentono la visione di scene, rendendo chi le pronuncia un vero e proprio regista. Eppure, spesso ci si dimentica di possederle, di rendersi conto della loro potenzialità e della incredibile poesia. 
Per Marcello Simoni il personaggio più affascinante è quello animato dalla curiosità, che non si accontenta della realtà così come da sempre raccontata, ma decide di metterla in discussione, di affrontarla, di rivoluzionarla. È in quei protagonisti che si colgono gli aspetti più personali, più interiori dell’autore che li ha pensati. Lasciare un mondo narrativo e iniziarne un altro è stato definito da Simoni come un trauma, un momento di crisi che l’autore è costretto ad affrontare. La vita dei propri protagonisti continua anche dopo la fine, non si dissolve, ma si perpetra in una dimensione in cui l’autore non è più ammesso, in una definitiva rottura del loro cordone ombelicale, non necessitando più di essere raccontati ma trascinando essi stessi la penna dello scrittore. La fine è solo il momento in cui i personaggi assumono finalmente la loro piena espressione narrativa, potendo scrivere da soli la propria storia.

 

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