Di Claudia Siano
Franco Forte, Letizia
Vicidomini e Diego Lama insieme per la presentazione di “Nero come il buio” edito
Homoscrivens, parte della collana “Gatti neri e vicoli bui”. Il libro è la
raccolta di tre racconti con la loro firma, rispettivamente: “Smetti di
guardare”, “Teatranti”, “Lockdown”. L’evento è stato moderato da Serena
Venditto.
Si tratta di tre racconti diversissimi tra loro nel tono, nella
scrittura, nel nero filo conduttore esplorato attraverso le loro storie.
In “Smetti
di guardare”, Franco Forte prende stereotipi e li capovolge, la famiglia
protagonista non ha nulla a che vedere con le classiche famiglie criminali.
Racconta Forte come nasce questo racconto, da una lunga telefonata con Sergio
Altieri, che gli chiede un racconto in cui rovesciare i topoi. Si tratta
di una storia più nera del buio, un precipizio in cui cadere e in cui Franco
Forte può inserire Sangue, Sesso e Spettacolo. Una storia che può essere
salvezza o dannazione, o entrambe. Come ritiene l’autore: "non si può raccontare,
bisogna leggerlo".
Diego Lama invece ci riporta indietro al covid, a cinque anni
fa, in una Napoli vuota, dal sapore dell’evacuazione, dove si poteva ascoltare il
rumore dei piatti, in giro il nulla. Lama racconta come nasce un racconto
in cui il silenzio è assordante quanto gli spari.
L’ autore narra che la
sua storia nasce quando, un giorno, “camminavo per la Sanità con un sigaro, arriva un poliziotto giovane e mi dice che non avevo la mascherina, tornai a
casa nero”. La magia della scrittura è questa, racconta Diego Lama, la
possibilità di rivivere dei periodi, che in parte abbiamo anche rimosso, per
quanto vicini.
“Teatranti” invece racconta la storia di due coniugi con la
passione per il teatro. L’autrice, appassionata di Eduardo e Pirandello, definita la scrittrice del noir eduardiano da Ciro Sabatino, sottolinea la sua gioia quando Aldo Putignano le propose di far parte dei nomi di questa raccolta.
Dall'incontro è emerso che la forma ideale del giallo è il racconto, per le sue qualità
dinamiche, vivaci e concitate. Serena Venditto chiede infine ai tre autori di
spiegare il loro rapporto con la dimensione del racconto. Forte ne ha scritti
una quantità esorbitante, per lui non conta necessariamente la dimensione
quanto cosa produci, insomma la dimensione per Forte è il rapporto tra autore e
racconto. "Chi scrive, è quella la sua dimensione" conclude. Diego Lama anche si
rivela affascinato dal racconto: "conta l’idea, più importante anche dei
personaggi in tale dimensione". Lama parla di racconti affascinanti in quanto è
possibile spaziare tra strutture circolari, lineari, crescenti, decrescenti, “è
scrivere per sottrazione, avere dei range, è qualcosa di molto stimolante”.
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