IL TEMPO DELLA NOTTE – EPISODIO TRE DEL NUOVO PODCAST PRODOTTO DA GIALLI.IT PER IL FESTIVAL DEL GIALLO

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Ho sangue ovunque. Sento le gambe spezzate, il respiro affannato dall’ansia che sale. La Luna brilla ancora in cielo, ma una tiepida alba sembra cominciare a voler illuminare la giornata. Sono ferito, lo vedo, devo assolutamente scappare da quel luogo e curarmi. Ora, più che mai, mi sento impotente. Ora, più che mai, devo trovare una fuga. Mi guardo attorno, mi trovo in un patio, sopra di me il terrazzo da cui sono caduto. Sono tre o quattro metri di altezza, questo forse spiega come abbia fatto a non procurarmi più di qualche osso rotto. Tento di alzarmi lentamente, ma non appena muovo la gamba una fitta lancinante mi ricorda della mia caduta. Ho un albero vicino a me, penso allora di poterlo usare come supporto per rimettermi in piedi. Faccio per aggrapparmi al ramo più vicino, mi sollevo. In quel momento, lo sento. Un tonfo. Un unico suono, secco, come di un ramo che cade a pochi passi da me. Le mani lasciano la presa, mi ritrovo nuovamente a terra. Ma questa volta, non posso indugiare. Devo scappare. Ripeto il movimento di prima, mi abbraccio disperatamente all’albero affinché possa farmi da perno; lentamente le gambe si sollevano e mi ritrovo in piedi: un urlo però mi esce dalla bocca non appena una nuova fitta mi colpisce il costato. Lo tocco: anche quello è sporco di sangue. Il sangue. Quello stesso sangue che ora sento pulsarmi nelle vene, pompato da un cuore che batte all’impazzata. Lo sento, in tutta la sua inafferrabile intensità, ne percepisco il calore, che adesso vibra in ogni parte del corpo. Non ho più freddo, sono pronto, devo salvarmi, devo muovermi, devo correre. Provo a farlo, ma le gambe non sanno fare altro che zoppicare. Mi allontano dal rumore, ma non ho idea di quale sia la direzione giusta per uscire da quel posto. Ancora una volta, forse, le registrazioni potranno essermi di aiuto. Riproduco allora la terza, mi parla del sangue, della paura che scorre nelle arterie di ogni corpo in fiamme: “Il sangue e il fior rouge è il legame genetico che ci lega a tutti quanti, è il colore dei pittori, il porpora, il vernacchia, il colore del vino. Dracula diceva che il sangue evita, ma il sangue diventa anche materiale per la scrittura…”. Il sangue, ogni singola goccia, così intensa, così scura. Linfa vitale per ogni uomo, inizio e fine per ogni vita. Mi rendo conto solo ora di una nuova luce dentro casa. Non era accesa prima, ne sono certo. Attorno a me non ci sono vie di fuga, l’uscita da quest’incubo deve passare per quella stanza. Anche qui, c’è una finestra, la quale sembra darmi accesso a un ingresso. Entro, dinanzi a me c’è quella che appare come la porta della villa. Un respiro di libertà mi riempie i polmoni, un sospiro di sollievo mi proviene spontaneo dalla gola, mentre vedo finalmente la fine della mia tortura. Non so ancora però che la mia storia è tutt’altro che finita. Improvvisamente la finestra si chiude, la luce si spegne, sento qualcosa sfiorarmi il braccio. I miei occhi si spalancano. Mi pietrifico. Le gambe non reggono, cado a terra in ginocchio. È il momento più buio, più terrificante della mia storia. Prima ho sperato che fosse la fine. Adesso prego affinché arrivi, la fine..

 

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