IL TEMPO DELLA NOTTE – EPISODIO QUATTRO DEL NUOVO PODCAST PRODOTTO DA GIALLI.IT PER IL FESTIVAL DEL GIALLO
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Mi chiedo spesso cosa sia la fine, per me. L’istante in cui si assume consapevolezza di qualcosa che non ci sarà più. Le ombre, pronte a tornare solo per consentire il ricordo di quell’ultima volta. La fine di un dolore. La fine di una vita. La fine di una storia. Quando sei in piedi, desideri allontanare il più possibile il suo arrivo. Quando sei in ginocchio, agogni soltanto ti venga a salvare. Eccomi, immaginatemi: le ossa spezzate, il cuore stanco, il sangue sul viso. Sono nell’ingresso di una villa che mi ha rapito alla vita, piegato su me stesso a pregare che questo momento possa finire. Non ho più forze. Una leggera luce illumina la stanza, l’alba sembra sul punto di vincere la notte. Intorno a me, ora, non c’è nessuno. Sono solo. Pochi istanti fa una mano mi sfiorava, ora, per la prima volta da quando mi trovo in questo luogo, non percepisco nessuno attorno a me. Improvvisamente una calma mi accarezza il cuore, dagli occhi scendono silenziose delle lacrime che mi rigano il viso. In poche ore, ho vissuto le tenebre della mia anima, il fascino del mistero, la terribile angoscia della paura. Il tormento. Il tormento della caduta, del mio passato, del mio presente. Mi muovo lentamente per alzarmi, una sedia di velluto è proprio accanto a me. Mi ci aggrappo e poi mi ci siedo sopra. Ho ancora il registratore in mano, segno tangibile che quello che ho vissuto è vero. I ricordi faticano a collimarsi, la mia notte assume tinte sempre più fosche, sempre più torbide. È rimasto un ultimo audio da ascoltare. Premo “play”, ormai è l’unica mia fonte di compagnia, l’unica mia connessione con il mondo. Una voce calda, profonda, mi avvolge l’udito: “La notte è molto importante. Intanto non è neutra. Come diceva Sandro Veronesi, attenzione perché la notte entra dentro le cose che scrivi. Se scrivi di notte non è come scrivere di giorno. E infatti sei nel silenzio, nel buio, ti sembra di essere da solo anche se magari non è vero. Sei lì dentro, sta tutto, la tua mente sembra che stia in qualche maniera in silenzio e a quel punto si muove la coscienza, l'anima, l'inconscio, quello torna tutto fuori. Attenzione perché se scrivi qualcosa che non ha a che fare con questo tipo di situazione, la notte diventa una specie di nebbia che ti cambia le cose. Però da questo punto di vista il fatto che siamo lì, in silenzio, ci sembra di essere da solo, immersi in una specie di buio, anche quando non c'è, siamo in una stanza illuminata, c'è un sacco di gente, ma è notte ed è quello il luogo da cui vengono fuori i fantasmi, se no da dove dovrebbero venire fuori. Quando c'è la luce, il giorno e tanta gente che lì disturba, i fantasmi escono quando sei da solo.” (Intervento regalatoci da Carlo Lucarelli sulla fine in esclusiva per il podcast). La notte e i suoi fantasmi. I miei occhi sono ormai pesanti, incapaci di discernere la realtà. Ripongo il registratore in tasca, guardo la stanza. Sembra l’ingresso di casa mia, quando ero solo un bambino. Il quadro appeso alla parete sembra proprio quello che ci regalò mio nonno, raffigurante le alte cime di un monte imbiancato dalla neve. L’orologio affianco alla finestra è identico invece a quello che si trovava a casa di mio zio. Mi alzo dalla sedia, lo sguardo sempre più sfocato. Mi accorgo che tutto questo, adesso, sta davvero finendo. La fine di una storia, che strano accorgersene. Non scegliamo mai quelle che vivremo, non sappiamo mai cosa accadrà nel loro corso. Siamo in balia della nostra vita, dei suoi misteri, dei suoi tormenti, delle paure che porta con sé. Viviamo interi capitoli di una storia di cui siamo la penna, mai la mano. Macchiamo con sangue lacrime di inchiostro impresse su fogli spessi come i giorni che passano. Ed è lì, tra una pagina e l’altra, che si insinuano i nostri fantasmi. È in quegli spazi lasciati liberi tra l’ultima parola del foglio e la prima di quello successivo che si genera il tempo della notte. Un tempo sospeso, dove tutto riemerge per poi svanire di nuovo. La porta di ingresso si spalanca, improvvisamente vedo con i miei occhi la libertà. È giorno ormai. Mi ci dirigo e ci passo attraverso. Sono fuori. Infilo le mani in tasca, mi accorgo che non ho più il registratore. Una voce risuona nell’aria: “La fine, il concetto di fine è un concetto molto complesso, secondo me contraddittorio, perché dal punto di vista della vita, della realtà, la fine non esiste. Può ricominciare tutto da capo in un altro modo, anche nei casi di cosiddetti true crime, di crimini. Abbiamo una sentenza passata in giudicato, una confessione, ma può sempre arrivare qualcuno a rimettere tutto in discussione. La fine esiste solo nei libri, soprattutto nei libri gialli, perché lì esiste un Dio, che sono io, e che decido che quella è la fine della mia storia. Se per caso c'è qualcuno che dice ma forse poteva andare in un altro modo, io torno indietro e cambio il romanzo che ho scritto, e alla fine finisce come voglio io. (Intervento regalatoci da Carlo Lucarelli sulla fine in esclusiva per il podcast).
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